Raffaele Lombardo cambia idea. All”ultimo atto della tenzone con Addiopizzo la butta in commedia, nella migliore tradizione teatrale etnea, con un tentativo di conciliazione e di lieto fine. L’Ansa riporta il verbo presidenziale: “Anche se hanno chiesto le mie dimissioni so per certo che i ragazzi di Addiopizzo rappresentano uno dei volti migliori della Sicilia, e sono i portatori di valori nuovi, sani e positivi che ci consentiranno di proseguire, senza indugi, senza se e senza ma, nella lotta alla mafia. La loro presenza al fianco delle istituzioni è un valore che va al di là delle dispute. Non voglio entrare, pertanto, in polemica con chi si batte per le stesse ragioni che sostengono l’azione di governo della Sicilia orientata, con nettezza e senza esitazioni, a estirpare la malapianta mafiosa dalla nostra terra e garantire un vero e costante sviluppo”. Ma come? Non erano stati strumentalizzati? Non erano cera molle nelle mani dei soliti nemici acquattati nell’ombra? Mutano i toni presidenziali, si vuole fare passare la cruda querelle di ieri come una disputa tra gentiluomini sul colore del semaforo e sulla precedenza. Perché?
Forse perché il presidente ha capito che non ce la può fare. Stavolta non la spunta. E, da bravo tattico, aggira, non incorna. Va bene la solidarietà di Pina Grassi, tuttavia è sempre rischioso caricare a sciabola sguainata un monumento del mondo antiracket. Addiopizzo è criticabile? Certo, come tutti, purché si portino carte e non chiacchiere. Resta il dato incontrovertibile: il comitato ha inventato l’antiracket a Palermo. Lombardo oggi cesella parole di miele: “Il coraggio di combattere la mafia – continua l’eco dell’Ansa- è per il nostro governo un impegno morale, da vivere quotidianamente con atti e provvedimenti che contrastino le infiltrazioni e rimuovano gli ostacoli allo sviluppo socio economico della Sicilia. Il tratto distintivo della nostra azione collegiale di governo è proprio questo, e si dimostra anche con l’altissimo profilo dei componenti della giunta e con le misure prese contro ogni possibile forma di contiguità con la mafia e con i suoi colletti, bianchi o grigi che siano. Inoltre, gli uffici di Palazzo d’Orleans, hanno verificato con i dipartimenti competenti, la correttezza del piano di investimento, portato avanti da una costola operativa del movimento antiracket, per la creazione dell’agenzia di viaggi ‘Addiopizzo travel'”. Si tratta di un progetto che vede coinvolti tanti giovani di buona volontà – spiega una nota – che vogliono intraprendere azioni di promozione turistica nel segno della legalità. Per questa ragione, considerata la validità del progetto in primo luogo, il loro piano è rientrato tra le attività dell’Accordo di programma quadro del settore”.
E’ un punto delicatissimo del discorso presidenziale. Giunge dopo quell’inopportuno: “Vi ho finanziato senza se e senza ma”. Giunge dopo che da Palazzo d’Orleans erano arrivati sussurri e carte che lasciavano intendere altro. Siamo visionari e malevoli? No, tanto è vero che il “Giornale di Sicilia” oggi scrive chiaro e specifico sul tema: “Per Palazzo d’Orleans il progetto era però appesantito da inutili costi per consulenti ed esperti, 152 mila euro”. Che cos’è, allora, la verità?
Sembrerebbe una tecnica consolidata. L’attestato ufficiale di stima, accompagnato dalla manina che mette in circolazione voci e documenti leggermente maldicenti. Stima pubblica e mascariamento nel confessionale della stampa. Ma noi abbiamo un difetto: la fiducia nelle istituzioni. E non crediamo che si possa giungere a tanto.
Resta tutto il resto, per l’appunto. E non è poco. C’è un presidente che si contraddice sostanzialmente, che ingrana la quarta e la retromarcia perché ormai si sente accerchiato. Un presidente che dice di coloro che hanno chiesto le sue dimissioni: “Sono tra i volti migliori della Sicilia”. Ma se la parte migliore del tuo popolo ti chiede di fare un passo indietro, quale sarà mai la risposta più opportuna alla domanda?