09 Luglio 2023, 04:59
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CATANIA – Volendo utilizzare una metafora fortemente esplicativa, si potrebbe definire l’adolescenza come una “terra di confine“, spazio ambiguo e difficile da abitare, la cui caratteristica principale è data dall’impossibilità di rappresentare, per i giovani che la vivono, un topos identitario stabile e certo, a causa delle continue fluttuazioni dovute allo “stare nel mezzo“, tra il “non piú” ed il “non ancora” (non più bambini e non ancora adulti).
E’ risaputo quanto questo periodo di transizione rappresenti un momento faticoso ed impegnativo sia per chi lo vive in prima persona, che per i genitori che si ritrovano con i propri figli persi in forme di contestazione ad oltranza, in atteggiamenti oppositivi che li spingono ad andare controcorrente “a tutti i costi”, contraddistinti da uno spirito rivoluzionario frutto delle fragilità ed incertezze tipiche della fase di passaggio evolutivo che stanno attraversando.
Volendo, anche il periodo estivo può essere analizzato in un’ottica di transitorietà e passaggio, in quanto momento di pausa che si interpone tra un anno scolastico appena conclusosi ed un nuovo, che a settembre riaprirà i battenti.
È in questo periodo che gli impegni di studio (ma anche altre attività che venivano svolte durante l’anno) vengono meno ed i giovani appaiono piú del solito )grazie anche al maggior tempo a disposizione e soprattutto all’innescarsi di un particolare stato mentale di libertà frutto del connubio adolescenza/estate) pieni di voglia di fare nuove esperienze, esplorare nuovi ambiti, sfidare limiti e rischi; analogamente alle dinamiche adolescenziali, ancor di piú nel periodo estivo, si presenta l’occasione per sperimentare sè stessi, in cerca di nuove scoperte, lontani da regole e divieti.
Proprio in virtú di ciò è comprensibile come per i genitori degli adolescenti l’estate risulti il periodo dell’anno più difficile da gestire in quanto, allo spirito trasgressivo insito nella fase evolutiva che i figli stanno attraversando, si aggiunge quello tipico del periodo estivo contraddistinto da desiderio e bisogno di svago e divertimento.
I genitori appaiono legittimamente preoccupati e disorientati da questo cruciale momento in cui tutto viene messo in discussione, dato l’intensificarsi dell’oppositività dei propri figli che appaiono in larga parte occupati proprio a mettere in dubbio tutte le regole sino ad allora ricevute, e a rigettare le nuove ancor prima che si finisca di proporle loro.
Tutto ciò, oltre ad essere fonte di ansie e timori, diventa spesso motivo di aspri confronti e litigi che nascono dallo scontro tra le esigenze di svincolo ed autonomia dei figli, e le richieste di rispetto di limiti e divieti da parte dei genitori.
E’ proprio questa conflittualità a richiedere piuttosto alleanze e sinergie che vengano fondate su un lavoro di negoziazione, compromessi e soluzioni condivise, dove ogni parte deve cercare di ascoltare e comprendere le esigenze dell’altra, dando al rapporto una nuova e piú appropriata veste:
cosí come si ritiene infatti indispensabile che i genitori continuino a dare limiti, insegnare norme e stabilire regole, è altresí molto importante che venga riconosciuto ai propri figli il bisogno di autonomia e la necessità di spazi ed esperienze extra-familiari dove sperimentarsi e mettersi alla prova, durante il laborioso ed impegnativo percorso di ricerca della propria identità.
Volendo individuare dei suggerimenti concreti da offrire a tutti quei genitori che si trovano a vivere quanto sopra descritto, si potrebbe certamente partire dal fatto che:
– non occorre preoccuparsi piú del dovuto nè scoraggiarsi di fronte ai comportamenti trasgressivi dei figli, ma comprenderne piuttosto il “valore evolutivo”: le relazioni con gli adulti improntate solo alla collaborazione, senza spinte al conflitto, non contengono veri fattori di maturazione e crescita.
Lo scontro con le figure genitoriali e con le regole che si ricevono è un processo fisiologico ed indispensabile, che permetterá la progressiva “individuazione” e l’ingresso nell’etá adulta;
– accanto a ciò sarebbe fondamentale che i genitori non venissero mai meno alla loro “funzione normativa”, continuando ad esercitarla -anche e soprattutto in questa delicata fase di crescita dei figli- con coraggio, determinazione e fiducia in sè stessi, attraverso l’impartizione di limiti e divieti ben precisi.
È infatti essenziale per i ragazzi sperimentare l’autorità dell’adulto; si badi bene però, senza che il rapporto sia improntato su un’obbedienza acritica o un’adesione incondizionata all’esercizio di un potere cieco ed indiscutibile, quanto piuttosto sia il risultato di una legge genitoriale che si sappia “umanizzare”, adattandosi alla “particolarità” di ogni figlio;
– ma quel che piú è importante in tutto ció è riuscire a lasciare il “giusto spazio” ai propri figli affinché possano esercitare l’indipendenza, incoraggiando e sostenendo adeguatamente il loro processo di differenziazione e graduale svincolo dai propri genitori.
Gli adolescenti hanno forte bisogno di sperimentare i loro limiti e le loro capacità, e per far ciò è necessario che si riesca ad avere la “giusta distanza dalle figure di accudimento”, così da poter mettere realmente in gioco sè stessì e costruire man mano la propria identità.
Per riuscire soprattutto in quest’ultimo intento probabilmente gli adulti dovrebbero semplicemente dimenticare meno spesso la loro stessa adolescenza o le estati della propria giovinezza, quando era bello esplorare le soglie ed i confini delle nuove esperienze, con lo sguardo impetuoso della curiosità e della disobbedienza… per comprendere che le dinamiche descritte derivano da una “condizione fisiologica” che accomuna ogni soggetto che attraversa questa fondamentale, quanto delicata, fase di vita.
In definitiva è dunque fondamentale che i ragazzi sentano che i propri genitori “li comprendano e si fidino di loro”, che li percepiscano come i loro primi “alleati“, ed affinché ciò possa avvenire bisogna sempre mantenere un dialogo aperto dove le reciproche esignenze trovino accoglienza ed ascolto, nonostante tutte le difficoltá legate al critico momento di sviluppo.
…Perché, se come sosteneva S. Freud “il compito dei genitori é un compito impossibile“, é degno di tale ruolo solo chi nell’esercitarlo parte proprio dalla sua “insufficienza”, esponendosi con coraggio al rischio dell’errore e del fallimento.
Essere genitori è un viaggio meraviglioso ma anche una grande sfida continua in quanto quella con i figli è una relazione che si coltiva giorno dopo giorno, all’insegna dello sperimentarsi sul campo e crescere insieme a loro. Anche per questo, mettere in conto di poter chiedere un eventuale aiuto a delle figure specializzate in particolari momenti di crisi non sarebbe un atto di debolezza quanto piuttosto di profonda consapevolezza, affinché poter essere accompagnati nell’esercizio del proprio ruolo con particolare riferimento alle funzioni educative, partendo proprio dal riconoscimento della propria “condizione di fallibilità” data dal fatto che “genitori non si nasce ma lo si diventa ogni giorno insieme si propri figli“.
[Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), in formazione presso Scuola di Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]
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