In queste ultime settimane molti studenti hanno raggiunto delle importanti tappe del proprio percorso scolastico, tra esami di terza media e prove di maturità che, al di là della loro funzione istituzionale di verifica finale delle competenze acquisite, rappresentano veri e propri “riti di passaggio” tra un “prima” ed un “dopo”, tra una fase e un’altra della vita.
Si iniziano a concretizzare l’ingresso alle scuole superiori, il passaggio all’università, in alcuni casi anche l’entrata nel mondo del lavoro, in un mix di emozioni intense e sentimenti contrastanti:
orgoglio e soddisfazione per i percorsi compiuti, ansia e preoccupazione durante le prove sostenute o a causa delle aspettative (personali e familiari), dispiacere e tristezza rispetto a ció che inevitabilmente si dovrá lasciare, ma anche euforia per quello che finalmente si conquista: sicuramente delle nuove competenze, ma anche e soprattutto la sensazione di essere cresciuti, di aver acquisito piú autonomia e libertà.
E se per i ragazzi tutto ciò rappresenta un ulteriore passo verso una maggiore indipendenza, anche per i genitori si aprono delle fasi nuove che comportano una ridefinizione del proprio ruolo e del legame con i figli.
Cambiamenti che riguardano il sistema familiare
Ogni passaggio scolastico di un figlio è anche un momento di bilancio per chi l’ha accompagnato fin lì. I genitori rivivono anni di impegni, sacrifici, preoccupazioni, ma anche di gioie e soddisfazioni.
C’è sempre un senso di orgoglio, misto ad un velo di malinconia: “il bambino che si accompagnava per mano alla scuola primaria prende il volo sempre più autonomamente”.
É normale anche per il genitore sperimentale “sentimenti ambivalenti”: insieme a felicità ed orgoglio per ciò che il proprio figlio ha raggiunto, vi è nostalgia per il tempo che passa e per i cambiamenti che inevitabilmente lo accompagnano, e si avverte anche un senso di “ansia” per ciò che verrà dopo -chissà se il figlio sarà pronto ed in grado di affrontare gli step successivi?-, accanto ad un senso di “perdita” soprattutto quando i cicli che i propri figli concludono li avvicinano ad una sempre maggiore indipendenza.
Un ruolo genitoriale che si trasforma: da guida a sostegno
Questa simbolica e graduale “consegna al mondo” dei propri figli può attivare vissuti profondi legati al il timore di “perdere” il figlio, di non essere più necessari, o di rimanere soli.
Raggiunti alcuni traguardi i figli cominciano infatti ad allontanarsi emotivamente e chiedere fiducia, non più solo indicazioni.
Questo è il segnale che la dipendenza infantile sta lasciando spazio a un’indipendenza crescente, ed è proprio qui che il ruolo genitoriale dovrebbe compiere quella trasformazione necessaria che, da “guida attiva”, lo faccia divenire presenza più discreta ma altrettanto significativa.
Proprio in questi momenti cruciali il compito dei genitori è quello di fare un passo indietro senza andarsene, restando disponibil senza invadere, lasciare spazio continuando ad esserci ma “in modo nuovo”, senza ostacolare la crescita del figlio con aspettative troppo protettive o controllanti.
Si tratta del passaggio ad una funzione maggiormente di “sostegno” che accoglie, concede spazio ed offre fiducia, e mette in conto anche il fatto che i figli possano fare scelte diverse da quelle immaginate, mostrando una tolleranza dell’errore, che è comunque parte della crescita.
Quando le cose non vanno come previsto
Non sempre l’esito è infatti quello sperato: può capitare che un figlio non superi un esame, o che venga bocciato.
Anche questi momenti, per quanto difficili, fanno parte del percorso esperienziale di vita ed anzi, se affrontati nel modo giusto, possono rappresentare delle opportunità di crescita.
Fallire non è infatti la fine del mondo, ed imparare a tollerare l’errore, a rimettersi in gioco, a fare i conti con la frustrazione è un pezzo fondamentale del processo di maturazione.
Il compito dei genitori, in questi casi, è quello di accogliere, sostenere ed incoraggiare, lasciando che sia il figlio a trovare le proprie risorse.
É proprio qui che si misura la “qualità della relazione tra genitori e figli”: nella capacità di esserci anche quando tutto non va secondo i piani, con pazienza e fiducia.
“L’interazione tra genitore e figlio è come una danza: quando uno cambia passo, l’altro deve adattarsi” (D. N. Stern)
Riuscire a seguire il ritmo che cambia ed adattarsi ad esso “senza interrompere la connessione affettiva ed emotiva” con i propri figli è uno degli sforzi più delicati della genitorialità matura.
Traguardi e nuove consapevolezze
Gli esami, i diplomi, la chiusura di alcuni cicli non sono dunque solo eventi scolastici, ma esperienze psicologiche profonde che riguardano l’intera famiglia, a partire dalle radici stesse del legame genitore-figlio.
Si tratta di traguardi che mettono in gioco giovani ed adulti; non solo dunque prove da superare, ma occasioni per fermarsi, guardarsi dentro e riconoscere la strada percorsa.
•Per i ragazzi, rappresentano conquiste visibili, ma anche momenti in cui si affacciano nuove domande su di sé, sul futuro, sul proprio posto nel mondo.. tutti elementi fondamentali nel processo di costruzione della propria identità adolescenziale ed adulta.
•Per i genitori -se saputi affrontare nel modo piú giusto- sono inviti silenziosi a fare un passo indietro, a lasciar andare, a fidarsi dei propri figli, ad onorare il percorso condiviso ed accogliere il cambiamento.
Oltre che una preziosa occasione per ridefinire il proprio ruolo alla luce delle nuove condizioni: da figure protettrici e guida, a testimoni e sostenitori che aiutano il figlio a trovare progressivamente la propria autonomia.
Camminare insieme nella complessità della crescita
D’altronde in ogni passaggio di vita, grande o piccolo che sia, si aprono “spazi di consapevolezza” per tutti i soggetti coinvolti: su chi si è diventati, su cosa si è costruito insieme, su come si continua a crescere, ciascuno con il proprio passo.
Perché ogni fine, se accolta nel modo giusto, è anche un inizio.
Un nuovo modo di essere figli.
Un nuovo modo di essere genitori.
…E vivere certi passaggi con consapevolezza, apertura e fiducia significa continuare a crescere, insieme.
[La dott.ssa Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), libera professionista e specializzanda in Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]

