La morte di Agata, Palermo: “La vedevo come una figlia” - Live Sicilia

La morte di Agata, Palermo: “La vedevo come una figlia”

Esame dell’imputato oggi al processo per la morte della ragazza sparita nel nulla 11 anni fa ad Acireale: lui era il compagno della mamma
CORTE D'ASSISE
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CATANIA. “Ho otto figli in giro per il mondo e ne ho riconosciuti sei. Non avevo una relazione con Agata ma nel caso non avrei avuto problemi a dirlo”. Ha rivendicato la propria innocenza Rosario Palermo, imputato per l’omicidio di Agata Scuto, la ragazzina disabile di 22 anni scomparsa nel nulla il 4 giugno 2012 da Acireale, figlia di un’ex compagna di Palermo.

Per l’accusa, lui avrebbe avuto una relazione con la ragazza mentre stava con sua madre, l’avrebbe messa incinta e avrebbe deciso per questo di ucciderla e far sparire il corpo. Una tesi negata con forza dallo stesso imputato, che oggi ha deposto dinanzi alla Corte d’assise di Catania. Ha risposto al pm e al suo avvocato, il penalista Marco Tringali. E ha chiarito punto per punto ciò che ha fatto; ricordando pure, tra l’altro, di avere come titolo di studio la seconda elementare.

Ha sostenuto di aver avuto otto figli sparsi per il mondo, di averne riconosciuti sei e di averne avuto uno anche con un’ex cognata. Ha ribadito di aver visto Agata “come una figlia”, rivendicando che ucciderla non avrebbe avuto senso.

Se mai fosse successo di avere una storia con lei, in pratica, non avrebbe avuto problemi a dirlo, anche se l’avesse messa incinta. Il processo, si ricorda, viene ripreso dalle telecamere della trasmissione di Rai3 Un Giorno in Pretura.

Nel corso di un esame durato circa sei ore, Palermo ha ammesso di aver cercato di depistare le indagini, perché aveva capito di essere indagato, sentiva la pressione mediatica e a quel punto avrebbe partorito l’idea di darsi da fare per trovarsi un alibi ed essere scagionato. Ma questo, ha sottolineato, non perché fosse colpevole, ma perché temeva di essere accusato ingiustamente.

Poi ha parlato del caso di quel testimone che ha negato di esser stato con lui a raccogliere origano nel 2012, nel periodo della scomparsa di Agata, contrariamente a quanto da lui affermato. Palermo ha portato altri elementi sostenendo di essersi fatto male, durante questa ricerca in campagna, e di essere stato poi qualche giorno a casa di sua madre, dove sarebbe andato a trovarlo la stessa madre di Agata. Tesi che confermerebbe, in pratica, il suo alibi. La prossima udienza è in programma il 3 maggio.


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