Agrigento, il Procuratore: "Navi pirata depredano barchini di migranti" - Live Sicilia

Agrigento, il Procuratore: “Navi pirata depredano barchini di migranti”

Veri e propri blocchi navali nel Mediterraneo
LA CONFERENZA STAMPA
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AGRIGENTO – “Sono diversi i pescherecci che depredano, con veri e propri blocchi navali, i barchini carichi di migranti. Pirati che portano via quelli che sono i beni più preziosi, cioé il motore della carretta che resta alla deriva, ma anche contanti e cellulari, quindi quello che serve per chiedere aiuto e soccorso”. Lo ha detto il procuratore capo facente funzioni ad Agrigento Salvatore Vella durante la conferenza stampa per il fermo di 4 tunisini, comandante ed equipaggio di un peschereccio tunisino. I fermati sono stati trovati in possesso di due motori rubati ai barchini, 5 cellulari e del denaro e sul peschereccio non c’era nè pesce, nè reti per la pesca.

“Prioritario il lavoro all’hotspot”

“E’ difficoltoso, da un punto di vista di polizia giudiziaria, sia per il numero di sbarchi e di migranti che arrivano a Lampedusa, lavorare sull’isola. E questo perché la priorità è l’alleggerimento dell’hotspot – ha aggiunto il procuratore Vella – Mancano gli interpreti, sull’isola abbiamo i migliori investigatori, ma se non abbiamo interpreti non riusciamo a sentire e capire i migranti. Ma mancano anche i mediatori culturali, indispensabili per agganciare ogni possibile sfaccettatura dei racconti. E’ stata un’attività corale che – ha concluso – ha coinvolto guardia costiera, perché tutto nasce come evento Sar di 3 barchini, poi è intervenuta la guardia di finanza e poi c’e’ stato l’intervento della squadra mobile”.

Caso da giurisprudenza

Fermato da due pescherecci, che gli hanno tagliato la rotta sia a poppa che a prua, impedendogli di scappare, per rubare prima il motore e poi successivamente cellulari e soldi. Ad accertarlo, documentandolo anche con riprese video, sono state le investigazioni della sezione operativa navale della guardia di finanza di Lampedusa, i militari della Guardia costiera di Lampedusa, la Squadra Mobile, tutti coordinati dal procuratore reggente di Agrigento Salvatore Vella. “No alla criminalizzazione dell’intera marineria tunisina, ma ci sono diversi pescherecci che si sono dedicati a queste attività illegali – ha spiegato il procuratore Vella – . Stiamo ragionando di un reato (pirateria) che, in Italia, ha un’unica sentenza su un episodio che è avvenuto al largo della Somalia diverso tempo fa. Quindi stiamo creando giurisprudenza, abbiamo avuto un’interlocuzione proficua con il gip perché si pone il problema di capire in cosa consista la pirateria in mare. Il nostro gip, Iacopo Mazzullo, ha riconosciuto l’attività di pirateria nella sottrazione del motore, fatto con violenza e minacciando con coltelli i migranti. Invece la consegna di cellulari e denaro sono avvenuti come una sorta di contrattazione, cioè l’equipaggio del peschereccio tunisino che ha base a Monastir, quindi distante da Sfax, – ha ricostruito Vella – ha chiesto la consegna di cellulari e denaro in cambio di un traino per farli avvicinare a Lampedusa. Traino che diventava fondamentale visto che il barchino non aveva più il motore, quindi li ha costretti a consegnare denaro e contanti. Dopo che hanno ricevuto denaro e cellulari, che sono stati ritrovati a bordo del motopesca, li ha trainati per un alcuni minuti e poi li ha abbandonati. Il gip di Agrigento ha qualificato questa condotta (relativa al furto di denaro e cellulari ndr.) come estorsione aggravata, reato sul quale noi non avremmo la giurisdizione perché è avvenuto tutto in acque internazionali”.


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