Il boss agrigentino "in viaggio con Messina Denaro" sul fuoristrada

Il boss agrigentino “in viaggio con Messina Denaro” sul fuoristrada

Torna alla ribalta un retroscena sul padrino di Castelvetrano

PALERMO – Il blitz sulla mafia delle campagne in provincia di Agrigento riporta alla ribalta una vecchia conoscenza degli investigatori. Una nuova ordinanza di custodia cautelare è stata notificata in carcere, dove è già detenuto, a Pietro Campo.

Il pensiero torna al 2009, ad un video che lo immortalava assieme ad un uomo rimasto senza identità. Secondo alcuni investigatori, al fianco di Campo, su un Mitsubishi Pajero, c’era Matteo Messina Denaro.

Una ipotesi senza alcuna certezza, ma che alla luce delle recenti indagini diventa plausibile. Il latitante di Castelvetrano, infatti, se ne andava in giro in Sicilia con estrema tranquillità.

Il fuoristrada percorse una strada interpoderale alle 10 del mattino. Era il 7 dicembre 2009 quando una telecamera filmò per pochi secondi il passaggio del mezzo.

Allora una fonte confidenziale aveva collegato Matteo Messina Denaro a Pietro Campo, proprietario di una masseria poco distante dal luogo in cui la macchina fu filmata, in contrada Gulfa, tra Santa Margherita di Belice e Torre Pandolfina. Anche il figlio Giovanni Campo, pure lui arrestato oggi, subì una perquisizione.

Pietro Campo, boss di Santa Margherita Belice, non è l’ultimo arrivato, ma un personaggio di grande caratura mafiosa. Era stato arrestato all’inizio degli anni ’90, successivamente nel 2002 nel blitz “Cupola” e sarebbe di nuovo tornato in carcere nel 2015. Nel 2017 è diventata definitiva una condanna a 14 anni.

Messina Denaro si sarebbe spinto fino al punto di muoversi con un uomo noto alle forze dell’ordine? Di lui però sappiamo che conduceva una vita normale tra tatuaggi a Palermo e traslochi a Campobello di Mazara dove dirigeva persino la sistemazione dei mobili in prima persona.

A indicare Campo come referente di Messina Denaro, oltre agli elementi acquisiti con le indagini, sono stati anche due pentiti: Antonino Giuffré e Maurizio Di Gati.

Quest’ultimo ha riferito del ruolo di Campo come interprete dei pizzini del boss di Castelvetrano. A tenere i contatti con la mafia agrigentina, scoprirono gli investigatori grazie ai pizzini trovati nel covo di Bernardo Provenzano, tra il 2005 e il 2006 furono Filippo Guttaduro e Leo Sutera, indicati rispettivamente con i nomi in codice ‘121’ e ‘il prof’.


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