AIDONE (ENNA) – La Corte d’assise di Caltanissetta ha condannato a 14 anni di reclusione Maria Gozza, 48 anni. La donna il 16 novembre 2021 uccise sua madre, la 69enne Vittoria Malaponti, nella loro casa del quartiere San Giacomo. La sentenza è stata emessa oggi.
I giudici hanno accolto la tesi del Pm Domenico Cattano, che aveva chiesto 16 anni. Tuttavia nel computo della pena sono scesi al di sotto rispetto alle conclusioni della requisitoria, accogliendo la tesi del difensore, l’avvocato Carmelo Lombardo. All’imputata sono state concesse le attenuanti generiche, ritenute prevalenti sull’aggravante del rapporto madre-figlia tra vittima e imputata.
La difesa: le vittime sono due
La Gozza dovrà risarcire i danni alla parte civile, sorella di sua madre – assistita dall’avvocato Dario Mori – pagando un risarcimento stabilito in via equitativa dalla Corte in 2.500 euro. La vittima, si ricorda, fu trovata dai carabinieri in bagno con il cranio fracassato. Sua figlia l’aveva colpita con un batticarne.
“La sentenza – afferma l’avvocato Lombardo – riflette la difficile realtà familiare vissuta dall’imputata. Anche se il risultato corrisponde alle aspettative della difesa, resta la consapevolezza che le vittime di questa vicenda sono, oltre che la madre, anche la figlia che dovrà convivere con il fardello di questa tragedia”.
L’imputata
Nell’aprile dell’anno scorso la signora Gozza si è trasferita ai domiciliari nella comunità del Cappuccini Santa Maria degli Angeli di Troina. La condanna è stata decisamente mite, vista la gravità dell’accusa. Del resto l’imputata ha raccontato per filo e per segno com’erano andate le cose. E si trattava di un caso decisamente fuori dagli schemi.
Un caso che non ha nulla a che vedere con un delitto a sangue freddo. Tutt’altro. La Gozza si è sempre occupata di sua madre. Nell’interrogatorio di garanzia, confessò al gip di avere ripetutamente colpito la madre, al termine di una lite scaturita dal fatto che la donna, con diverse patologie, si rifiutava di trasferirsi in una struttura riabilitativa.
La ricostruzione
L’imputata aggiunse di aver accudito la madre per oltre 20 anni, da quando era morto suo padre. Ma nel mese antecedente al delitto, lei le avrebbe chiesto di assisterla 24 ore su 24. La Gozza aveva così dovuto abbandonare il lavoro di Oss e massaggiatrice che svolgeva.
In questa situazione, a un certo punto, si sarebbe consumato il delitto. Quel maledetto martedì mattina la 47enne aveva chiamato i carabinieri chiedendo aiuto e dicendo che sua madre si era suicidata. Il cadavere era in una pozza di sangue, con numerose ferite. E i sospetti si incentrarono sin da subito su di lei, fino alla confessione.
L’inchiesta
L’indagine è stata condotta dai carabinieri della stazione di Aidone, diretti dalla compagnia di Piazza Armerina, in collaborazione con gli uomini del nucleo investigativo di Enna; e sotto il coordinamento della magistratura ennese.
Maria Gozza ha sempre lavorato privatamente come fisioterapista, utilizzando quanto appreso nei corsi di “operatore del massaggio” e “tecnico dei servizi sociali” seguiti per andare a casa delle persone, soprattutto anziane e famiglie della sua cittadina, a dar loro una mano a gestire piccoli acciacchi.
La sua attività di volontaria la portava spesso a partecipare alla cosiddetta “terapia del sorriso”, con abiti colorati, per i bambini del reparto di pediatria. Anche per questo da Enna e Piazza Armerina, diverse persone andarono a trovarla dopo il delitto, mostrandole affetto e sostegno emotivo.