PALERMO – L’uomo del mistero è morto. Un malore ha colto Giovanni Aiello mentre tentava di portare a riva la sua barca nel mare della costa ionica di Catanzaro.
Aiello se ne va con un carico infinito di sospetti e quel soprannome, faccia da mostro (per via di una profonda cicatrice sul volto), che ha riempito i fascicoli delle Procure di mezza Italia. Non c’è indagine che scotta in cui i pentiti non abbiano speso il suo nome. La ferita al volto è divenuta un marchio – ora reso eterno dalla sua morte – per il poliziotto che lavorò anche alla Mobile di Palermo.
L’ultimo esempio è l’indagine che ha portato nelle scorse settimane i pm di Reggio Calabria a perquisire l’abitazione palermitana di Bruno Contrada. I poliziotti cercavano traccia dei rapporti fra l’ex numero due del Sisde e Aiello, oggi in pensione. Quest’ultimo, secondo i pm reggini, avrebbe convinto l’ex carabiniere Saverio Tracuzzi Spadaro a mentire ai pm sul suo rapporto con Aiello e sul ruolo del poliziotto nelle file della ‘Ndrangheta. La perquisizione a casa Contrada rientrava nell’inchiesta calabrese sugli attentati ad alcuni carabinieri quando la Trattativa Stato-mafia si sarebbe spostata in Calabria.
Contrada era in contatto con l’ex agente di polizia Guido Paolilli che è stato indagato a Palermo assieme ad Aiello per l’omicidio dell’agente Nino Agostino, assassinato con la moglie nel 1989. Per Paolilli, che rispondeva di favoreggiamento, la Procura chiese ed ottenne l’archiviazione. Fu uno dei primi a indagare sul delitto Agostino, privilegiando la pista passionale. Aiello, accusato di omicidio, era ancora indagato dopo l’avocazione del fascicolo da parte della procura generale dopo diverse richieste di archiviazione da parte dei pm di Palermo.
In passato è stato il pentito Nino Lo Giudice, detto il nano, a raccontare che Aiello gli fu presentato dal capitano Tracuzzi. Lo Giudice, un tempo a capo di uno dei più potenti clan di Reggio Calabria, per sua stessa ammissione si era dimenticato di verbalizzare una serie di circostanze decisive. Nel caso della strage di via D’Amelio sapeva, ma non lo aveva detto prima, che a fare saltare in aria il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della scorta sarebbe stato proprio Aiello. Glielo avrebbe confidato anni fa Pietro Scotto quando erano in carcere all’Asinara e anni dopo lo stesso Aiello che – altro fatto che gli era sfuggito di mente – avrebbe pure coperto la fuga dei killer del delitto Agostino.
“Aiello mi dice prima noi abbiamo ucciso Nino… Nino Agostino – aggiunse Lo Giudice – insieme a un mio collega, però non mi fa il nome, non mi ricordo bene, poi dice: ho ucciso a Piazza che lavoriamo nello stesso ufficio sempre fatti che l’uno ha scoperto all’altro in cose strane”. Emanuele Piazza è stato inghiottito nel nulla nel marzo 1990.
Non è tutto. Sempre Lo Giudice disse di avere raccolto la confessione di Aiello sulla sua presenza in barca il giorno del fallito attentato del 1989 all’Addara in cui doveva morire Giovanni Falcone. Sempre Aiello avrebbe svelato al nano retroscena sulla tragica vicenda dell’urologo Attilio Manca, trovato morto nel 2004 nella sua casa in provincia di Viterbo. In questi anni sono state formulate diverse ipotesi. Prima quella del suicidio, poi dell’omicidio voluto da Provenzano per eliminare un testimone scomodo dopo che Manca lo avrebbe operato, fino alla sentenza emessa dal tribunale di Viterbo secondo cui Manca, sarebbe morto per un’overdose. Aiello riferì che Lo Giudice, “mi narrò di un omicidio avvenuto in Sicilia prima ancora che venisse arrestato Provenzano… l’ucciso era un urologo che si era prestato di individuare una clinica all’estero per fare operare Provenzano”.
Lo uccise Aiello? “Sì, sì, che quando costui fu operato, per non lasciare tracce dietro a quell’operazione, contattò un avvocato di nome Pataffio (il suo riferimento potrebbe essere a Rosario Cattafi, ndr) e dove a sua volta gli diede l’incarico ad Aiello per liquidare l’urologo. Il dottore venne strangolato nel suo stesso studio a Barcellona Pozzo di Gotto per conto dell’avvocato e di Provenzano”. Il luogo della morte, però, era sbagliato. Manca fu trovato cadavere lontano dalla Sicilia.