Al Pd, forse, il ruolo dell’amante sta un po’ stretto. Ma neanche tanto. Così, gli inviti di Lombardo alla nascita di una storia più o meno clandestina, hanno stimolato le reazioni di un partito diviso tra la tentazione di un rientro nel gioco di chi “comanda” e le paure di una strumentalizzazione da parte del partito del Governatore che dell’autonomia sta facendo un principio totale, generalizzato, da declinare nelle forme delle tanto amate “geometrie variabili”.
E tra le geometrie, rientra il triangolo disegnato dal leader dell’Mpa: io, lei, l’altra. Il Presidente, il centrodestra (versione miccicheiana), e, appunto, il Pd. Che tituba, ma non nasconde, persino col suo segretario Lupo, intransigente fino a qualche ora fa, qualche aspirazione in chiave futura: “Da Lombardo sono arrivate parole dure contro la sua ex
maggioranza e contro le politiche antimeridionali del governo Berlusconi. Valuteremo i fatti che ne seguiranno”. Insomma, se il Governatore lascia definitvamente la sua ex, ne possiamo parlare. Meno convinta sulla scelta di questo ruolo da “temporeggiatore” è, invece, Rita Borsellino: “Davvero vogliamo fare accordi con Gianfranco Micciché e con Marcello Dell’Utri? Davvero vogliamo dialogare con chi ha detto peste e corna dei pentiti di mafia? è una questione di etica”. Etica, dice Rita Borsellino, rispecchiando, di fatto, il sentimento e l’umore di una parte degli elettori (e degli eletti) democratici, che ieri con un documento avevano avvisato : “Non è tempo di furberie e scorciatoie e, in questo contesto, o il Pd continua a fare opposizione per costruire una autentica alternativa o le eventuali elezioni anticipate ci sembrano l’unica strada per restituire la speranza alla maggior parte dei siciliani”.
E i dubbi, tra l’altro, sono confermati dalla posizione dell’Mpa a livello nazionale. Insomma, il presidente qui in Sicilia fa il “tormentato”, ma a Roma l’amore col partito del premier sembra procedere a gonfie vele. Ma questo, penseranno molti tra i democratici, non è un problema. Si tratta, in fondo, di un contesto diverso. Una situazione “di facciata”. Come i coniugi che decidono di passare insieme le feste, pur pensando già alla fine imminente. E dopo la fine, potrebbe esserci comunque un nuovo inizio. Auspicato, ad esempio, dal deputato regionale Pino Apprendi che giustifica la sua apertura al Governatore sulla base di motivazioni “sociali”: “Chi attacca il dialogo con Lombardo – ha detto – dimentica che la Sicilia è a un passo dal baratro e noi non possiamo restarcene con le mani in mano. Dobbiamo fare qualcosa – ha aggiunto – perché in questa legislatura si affronti la crisi e s’intervenga soprattutto contro il dramma della disoccupazione”.
E da Roma, intanto, le parole dell’ultimo governatore del centrosinistra, Angelo Capodicasa, sono la sintesi della schizofrenia del partito, dei dubbi e dei timori, delle speranze (nemmeno tanto sopite) di recitare un ruolo da protagonista: “Il deputato Arturo Iannaccone dell’Mpa – ha detto – ha ribadito il pieno sostegno del suo partito al governo Berlusconi. Altro che frattura col centrodestra. Per favore – ha aggiunto – non facciamo pasticci. Finché il
governatore non chiude con tutto il centrodestra, non abbiamo alcun passo avanti da compiere”. Insomma, finché Lombardo non lascia la sua ex, nessuna storia. Il ruolo di amante sta stretto. Ma non a tutti. E non per forza.
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