Aldo, Giovanni e Giacomo |conquistano Catania - Live Sicilia

Aldo, Giovanni e Giacomo |conquistano Catania

Ampi consensi per lo show del trio delle meraviglie al Metropolitan. Due ore di risate e un susseguirsi di sketch a cui a farne da protagonista è la realtà dei giorni nostri. Equitalia, il culto per il bello, la mania per i tatuaggi e amministratori delegati trasformati in “trita” lavoratori.

AL METROPOLITAN
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Catania – Tornare ad assaporare il gusto di una risata con la “r” maiuscola è difficile in tempi di vertenze e cassa integrazione. O forse no se, per una sera, si guarda alla realtà con gli occhi disincantati e ironici di Aldo, Giovanni e Giacomo. Il trio delle meraviglie, in scena in questi giorni al Metropolitan per le uniche tappe siciliane di “Ammutta muddica”, non sembra deludere le aspettative del pubblico.

Due ore intense, un susseguirsi di sketch e contesti che rispecchiano tanto l’Italia di oggi. Ore 21:20, in sala si abbassano le luci, il sipario di velluto rosso si apre e appaiono loro a bordo di un tir presto trasformato, grazie all’abile regia di Arturo Brachetti, in scenografia multimediale. Prima di cominciare i tre scaldano un po’ l’atmosfera: “Un nostro tecnico ci seguirà per tutta la durata dello spettacolo, le coppie galeotte sono avvisate”.

Non mancano i rimandi ambigui del “palermitanissimo” Aldo su Catania: “Eccoci nel luogo che mi ha dato i natali, la città di Santa Rosalia, di Mondello e della Vucciria”. E presentata la compagna di viaggio Silvana Fallisi, ecco Aldo e Giovanni impegnati con la preparazione atletica alla vigilia della maratona. Il loro più grande intento, in realtà, si rivelerà quello di riportare, nella società del culto del corpo, il pigro Giacomo alla dritta via.

Dopo un intermezzo video, lo show continua: eccoli incatenati ad una sedia per colpa di Aldo, multato per aver parcheggiato la macchina della società intestata ai tre sui binari per fare shopping. Ma basterà un avviso per far luce sul giallo del loro rapimento: “Equitalia informa: i clienti che non hanno pagato la tassa per i rifiuti stanno per diventarlo”.

Ad aprire il terzo quadro è Aldo stregato dalla voglia matta di un tatuaggio. Ad assecondarlo ci penserà giusto Killer Tatoo (Giovanni), il proprietario di un laboratorio in cui lavorano sottopagati l’assistente Pancrazio (Giacomo) e una commessa cinese (Fallisi) pazza di Hello Kitty.

Dal negozio tatoo la scena si sposta poi, per il gran finale, nella stanza di un ospedale che vede ricoverati i tre: Giovanni affetto dalla “sindrome del cefalopode” come un delfino, a comando, è capace di spruzzare fontanelle di acqua, Aldo sano come un pesce usufruisce della degenza perché sprovvisto di casa e lavoro. A inclinare l’armonia della corsia ci pensa Giacomo, prepotente amministratore delegato fiero di aver licenziato centinaia di lavoratori. Ma di certo non mancherà ad Aldo e a Giovanni il modo per vendicarsi di colui il quale si scopre essere la causa del loro licenziamento.

 

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