"Aldo, il saluto e poi il sangue" | Portici dedicati al clochard ucciso - Live Sicilia

“Aldo, il saluto e poi il sangue” | Portici dedicati al clochard ucciso

Una vicenda indimenticabile. Ora arriva il gesto del Comune, con un libro e tante altre storie.

PALERMO- Ci sono strade su cui i passi non si fermano e le ombre continuano a camminare con la tenerezza di una luce trascorsa. Aldo il clochard non si è mai fermato nel suo viaggio dai portici di piazzale Ungheria al cuore di Palermo. La sua morte violenta, in calce a una tragica rapina, risale a qualche tempo fa, ma un ricordo affettuoso si è via via smacchiato del sangue per rilasciare materia sensibile, bontà e sorrisi. Giovedì 28 marzo ci sarà una breve cerimonia sotto i portici, nel luogo dell’epilogo. Il sindaco Leoluca Orlando apporrà una targa e quello spazio rimarrà per sempre la casa di Aldo, come l’aveva scelta, all’aperto, con spiragli di stelle per soffitto.

La storia di questo viandante indimenticabile è stata raccontata in un libro che sarà presentato nell’occasione: ‘Aldo ed Helios, un sogno di libertà’ (Edizioni Ex Libris). L’ha scritto Massimo Brizzi, cronista attento e sensibile. Tutto l’amore è raccolto lì. Helios era il gatto di Aldo, come lui un randagio con l’anima che mandava segnali intermittenti di lampadina; dopo la morte del suo fratello bipede è stato adottato. Se capitava di incontrarli, non te la cavavi con uno sguardo frettoloso. Addosso avevi quattro occhi bonari e indagatori che procedevano a una sommaria radiografia spirituale. Ma il verdetto era quasi sempre un’assoluzione; erano indulgenti Helios e Aldo.

Massimo Brizzi lo scrive nel suo amarcord e rammenta l’incipit di una vicenda di ritrovamenti, a un angolo di strada, complice un organetto: “Il musicista e il suo gatto improvvisamente avevano assunto quella nota di colore, quello stimolo fantastico che ognuno di noi cerca disperatamente”. Come accade ne ‘La storia infinita’, dove ci sono armadi che si spalancano per diventare la via segreta verso un altrove.

Era un giramondo, Aldo: Germania, Francia, Spagna, Stati Uniti… e a Palermo per svernare. E altre storie si narrano, quella della ristoratrice olandese che non ha mai dimenticato il clochard e il suo compagno a quattro zampe, quella del titolare di un alloggio che offriva ospitalità gratuita, quella dell’impiegata, quella del commesso, quella del giornalista che parlò ancora con il suo amico, all’aperto, e si dissero arrivederci al prossimo giorno, ma era già l’ultima notte. E le parole preoccupate dell’ospite delle stelle risuonano come un presagio: “Qua la sera tutto cambia…”. L’indomani, il telo sul corpo disteso, la linea per delimitare la scena di un delitto, uniformi e ambulanze, la folla di curiosi e una piccola comunità sgomenta: Aldo era morto.

Palermo, adesso, lo celebra con una targa, con un libro. Palermo lo terrà con sé nella profondità del rimpianto che coltiva per le sue vittime. Per certe ombre gentili che sono andate via troppo presto, prima di poterla cambiare.

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