(rp) E alla fine volarono gli stracci tra il vecchio e il giovane. Tra Dell’Utri Marcello, il bronzo di Riace espressione immota dell’ortodossia berlusconiana, e Alfano Angelino, bella promessa che andò a impattare di faccia contro il ritorno del Cavaliere. La cronaca ragionata del dissidio si è sparsa ovunque, come una notizia che vola di Bondi in Bondi.
Dell’Utri parla con la concorrenza – ‘Repubblica’ – e motteggia su Alfano: “La segreteria Alfano non è mai esistita. Poveretto, non ha potuto cambiare niente, se siamo ridotti in questo stato è perché il partito è imploso, non si è rinnovato”.
Angelino ribolle di rabbia. Già non gli passano le carte dopo il massacro delle primarie e la santancheizzazione del Pdl. Perciò ribatte da casa Vespa, a ‘Porta a Porta’: “E’ un povero disgraziato (Dell’Utri, ndr) per quello che gli sta succedendo e parla a ruota libera permettendo agli osservatori di pensare che il suo sia il pensiero di Berlusconi e questo nuoce al presidente. Credo che Berlusconi debba porsi seriamente il problema della composizione delle liste”.
Marcello rilancia: “Io ho già detto chiaramente quello che penso del segretario, un povero disgraziato l’ho detto io prima di lui e lui mi risponde con le stesse parole. Ho detto meno di quello che penso, non mi va di replicare, Alfano si è già qualificato da se per questa risposta piccata e fuori luogo. I guai del Pdl, purtroppo, vengono tutti dalla sua incapacità, dalla sua insipienza. Non ha le palle, non c’entra niente con noi”. Chiusura di Alfano con un tweet sdegnoso: “Le parole di Dell’Utri fanno chiarezza. La distanza da lui mi onora e mi lusinga”. Fine delle trasmissioni (per ora). Silvio, Silvio, hai visto cosa hai combinato?