PALERMO – Tutti assolti. Sotto processo c’erano sei imputati tra dirigenti e funzionari dell’Amap, l’ex municipalizzata che gestisce la rete idrica a Palermo. Erano accusati di inadempimento di contratti di pubbliche forniture e sversamento sul suolo di rifiuti liquidi.
Cadono le accuse per l’ex direttore generale dell’azienda Guido Catalano, l’ex vicepresidente Dario Bonanno, gli ex direttori generali Giuseppe Laudicina e Gesualdo Adelfio, l’ex responsabile del servizio di Depurazione, Gaetano Graziano, e il responsabile dell’Unità gestione impianti di depurazione Girolamo Sparti. Erano difesi dagli avvocati Mauro Torti, Valentina Castellucci, Francesco Bertorotta, Vincenzo Lo Re, Luca Inzerillo e Giovani Di Trapani.
L’indagine ruotava attorno al contratto stipulato tra il Comune e l’Amap che impegnava la società ad ampliare l’impianto di depurazione di Fondo Verde, allo Zen. I soldi per i lavori – circa 10 milioni – sarebbero stati stanziati, ma non sarebbero stati spesi. Nel depuratore di via dell’Olimpo sono trattati i reflui provenienti dai quartieri Mondello, Valdesi, Partanna Mondello, Zen, Pallavicino, Villaggio Ruffini. Una parte della città abitata da oltre 150mila persone. L’attuale depuratore può ricevere 1900 metri cubi di acque nere all’ora. Ad ogni temporale, però, la massa di acqua sale a oltre 2800 metri cubi. Risultato: i reflui tracimano e invadono le strade. Da qui l’esigenza dell’ampliamento mai realizzato.
L’inchiesta era partita dai controlli degli operatori dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, che ha riscontrato lo sforamento dei livelli di inquinamento del depuratore. Contestualmente all’assoluzione il presidente del Tribunale, Salvatore Flaccovio ha dissequestrato l’impianto di Fondo Verde e inviato gli atti alla Procura: bisogna indagare per trovare i veri colpevoli.