Alleanze tra Pd e moderati | Gli zingarettiani alzano un muro - Live Sicilia

Alleanze tra Pd e moderati | Gli zingarettiani alzano un muro

Vertice con i big vicini al segretario. A Roma il caso segreteria regionale. Ipotesi commissariamento.

La riunione
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Nessuna casa comune con i moderati, nessun Nazareno 2.0 ma un Pd largo che apra a tutto il centrosinistra. È uno dei punti emersi dalla riunione palermitana dell’area Zingaretti alla presenza di due emissari romani, i componenti della segreteria nazionale Marco Miccoli e Marina Sereni. E i big dei dem vicini al nuovo segretario nazionale non dimenticano la pratica della segeretria regionale, con la commissione nazionale di garanzia che affronterà il dossier Sicilia dalla settimana prossima e con lo spettro di un possibile commissariamento che incombe sul partito siciliano.

Non mancava davvero nessuno alla riunione, da Baldo Gucciardi ad Antonello Cracolici, da Giuseppe Lupo a Mirello Crisafulli, e ancora Anthony Barbagallo, Lillo Speziale, Teresa Piccione, Magda Culotta, Angelo Villari, Concetta Raja, Giovanni Panepinto, Bruno Marziano, Nello Dipasquale, Filippo Panarello, Attilio Licciardi.

Tre i temi trattati. Anzi tutto la linea politica, dopo il dibattito mediatico di questi giorni su possibili scenari di asse con i moderati come quelli eocati da Luca Sammartino in un’intervista a Livesicilia. Gli zingarettiani frenano al massimo: se si tratta di alleanze territoriali, civiche, da circoscrivere accuratamente, si può pensare di essere insieme ai moderati, ma il modello di Gela, cioè l’alleanza Pd-Forza Italia in chiave antisovranista, non è il modello del partito zingarettiano, che è invece quello di una lista larga, come quella delle Europee, volta a ricostruire l’intero centrosinistra. Questo l’intendimento emerso dal confronto con i due esponenti della segreteria nazionale. “Scriviamolo sulla pietra: escluso il modello di casa comune”, ha detto Sereni.

Secondo argomento le elezioni europee. Rimarcata l’esigenza di un impegno straordinario. Zingaretti considera l’appuntamento fondamentale per dimostrare che l’alternativa al governo gialloverde c’è ed è il Pd.

Infine, il partito. Con il tema di quello che lo stesso Zingaretti drante la campagna in vista delle primarie nazionali definì un “vulnus”, cioè l’approdo alla segreteria regionale di Davide Faraone senza passare dal voto delle primarie, saltate dopo il ritiro di Teresa Piccione. Gli zingarettiani denunciarono violazioni regolamentali e la settimana prossima si riunirà la commissione di garanzia sul caso Sicilia e si procederà alle audizioni. Una procedura che potrebbe portare teoricamente anche al commissariamento del partito siciliano, espressamente evocato oggi da alcuni interventi.

 


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