Mattina: "Allo Zen stiamo lavorando, Palermo non è una città alla fame"

“Allo Zen lavoriamo, Palermo non è una città alla fame”

L'assessore al sociale, Giuseppe Mattina, dopo il blitz: "Nessuno viene abbandonato".
PALERMO, L'INTERVISTA
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Giuseppe Mattina, assessore alle Attività sociali del comune di Palermo, dalla cronaca dell’ultimo blitz abbiamo appreso che allo Zen è stata la mafia a organizzare i servizi di sussistenza, con i pacchi spesa durante il lockdown. Non è un tragico paradosso?
“La mafia, per sua natura, tenta sempre di rafforzarsi nei momenti di difficoltà generale, ma il Comune, le istituzioni, il privato sociale, gli enti ecclesiali, tutti hanno fatto qualcosa per isolare il cosiddetto welfare mafioso di cui si legge e si scrive”.

Vi siete accorti di quello che stava accadendo?
“Abbiamo avuto il sentore di movimenti, di cose che non andavano bene. Però noi ci siamo mossi”.

Come?
“Cercando di spingere le persone verso il lavoro, anche in un frangente tanto complicato, accelerando la procedura per la residenza di chi ne era sprovvisto che serve per il reddito di cittadinanza o per i buoni spesa del Comune, cioè per garantire il vivere essenziale. E lo abbiamo fatto senza proclami, con le associazioni e con i carabinieri che hanno accompagnato in tutti i modi il sostegno del territorio. Abbiamo cercato di intervenire con lo Iacp per il tema delicato degli affitti, E’ stata importantissima la collaborazione di ‘Save the Children’ e le scuole hanno operato egregiamente”.

C’è dell’altro?
“Sì. C’è il servizio educativo domiciliare a casa dei ragazzi che sono in difficoltà. Abbiamo erogato buoni spesi per sedicimila famiglie, a Palermo, tra aprile e maggio, di cui settecento allo Zen. E quando c’erano problemi burocratici siamo intervenuti direttamente con i pacchi della spesa per altre quarantamila famiglie. Ci sono tantissime cose a cui provvedere, ma Palermo non è una città alla fame e sta uscendo dell’emergenza. Parliamo dei senza dimora?”.

Parliamone.
“Abbiamo fatto il tampone anche a loro, come era giusto. Chiunque, di notte, può dormire in un posto caldo e, se non vuole, viene seguito lo stesso. Parliamo dei disabili: sulla bacheca della pagina web del Comune c’è la possibilità di costruire dei piani personalizzati che saranno finanziati dalle istituzioni, a cominciare da noi. Piani personalizzati significa che non si garantisce solo la sussistenza, ma si programma la vita, con i suoi spazi sociali, con le sue opportunità di crescita”.

Insomma, tutto a posto? Anzi ‘tuttapposto’, attaccato, alla palermitana, assessore Mattina? Siamo svedesi e non lo sapevamo?
“No, certo che non è tutto a posto. Ma qui c’è un’amministrazione che lavora per non lasciare indietro nessuno”.

Ogni volta che si parla di reddito di cittadinanza, altro argomento della cronaca, saltano fuori i ‘furbetti’, veri o presunti tali. Lei che ne dice?
“Dico che il reddito di cittadinanza ha salvato delle vite umane, da mezzo di contrasto alla povertà, esattamente come accadeva con la Rei. Non si può tornare indietro. Ci sono degli aspetti da aggiustare, però non si può eliminare. Noi i controlli li facciamo, pure sui buoni spesa. Chi sbaglia paga carissimo, dunque essere furbetti non è poi un grande atto di furbizia”.

Lei rivendica dei risultati. Eppure, Palermo sembra immobile. Anzi, irredimibile, per usare una parola di moda.
“Non è affatto vero, la città è cambiata. Ci sono più diritti tutelati e si fa la lotta alla mafia per cui non basta soltanto la splendida repressione delle forze dell’ordine. Ci vogliono, appunto, i diritti. La settimana prossima, sempre allo Zen, avvieremo la progettazione partecipata con fondi per un milione e quattrocentomila euro”.

Di che si tratta?
“Incontreremo tutti. E sarà il quartiere a decidere come spendere queste risorse, in quale direzione e per quali emergenza. Lo ripeto: nessuno, a Palermo, rimane solo”.


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