CATANIA- Call center: è allarme delocalizzazioni. I costi del lavoro molto bassi che caratterizzano i paesi dell’Est Europeo sono una ghiotta occasione per le aziende. Così le grosse commesse migrano altrove lasciando sul territorio italiano macerie e disoccupazione. Uno scenario evocato da anni, dagli osservatori critici della globazione, che oggi diventa una realtà. Adesso potrebbe toccare ad Almaviva Contact nonostante le rassicurazioni aziendali. I dati non sono incoraggianti: il trand dei ricavi è in calo del 25% dal biennio 2010-2011. Ma i numeri che vanno seriamente attenzionati sono quelli dei lavoratori dipendenti: 5000 soltanto in Sicilia tra Catania e Palermo. Sono circa 1800 i lavoratori impiegati nel call center etneo. I numeri, di per sè molto alti, sono destinati a salire se si considera l’intero settore.
Le ricadute sociali di eventuali delocalizzazioni non sono immaginabili. Da anni, infatti, quello che in passato sembrava un impiego temporaneo è un lavoro a tutti gli effetti. L’unico o uno dei pochi in circolazione per chi è avezzo di annunci di lavoro. O come scrivono i sindacalisti della Cisl “una valvola di sfogo in un deserto dove il livelli di disoccupazione sono altissimi e le poche aziende rimaste chiudono ogni giorno a ritmi vorticosi”. Eppure governo e Regione vivono nell’oblio. “Sul tavolo regionale- denuncia la Cisl- rimangono ancora inevase le richieste dell’azienda, che sarebbe disposta anche a spostare la sede sociale in Sicilia e portare risorse economiche utili alle casse regionali a fronte però di impegni precisi del governo Crocetta, che a tutt’oggi, nonostante le solite promesse non ha fatto nulla”. Insomma, il tempo della lotta senza quartiere alla concorrenza a ribasso, si badi non soltanto in termini di costi ma di qualità dei servizi e rispetto della privacy, è alle porte. I sindacati annunciano la loro volontà di organizzare una serie di manifestazioni per “scongiurare l’irreparabile”.