Almaviva, la Cgil e i lavoratori: "In sei hanno vinto il ricorso" - Live Sicilia

Almaviva, la Cgil e i lavoratori: “In sei hanno vinto il ricorso”

La decisione del giudice Paola Marino
PALERMO
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Palermo – Sei dipendenti di Almaviva Contact, ex commessa Alitalia, sospesi per un mese, hanno vinto il ricorso contro la società, ottenendo la retribuzione non corrisposta del mese di gennaio 2023.

I sei dipendenti, tre lavoratrici e tre lavoratori, si erano rivolti alla Slc Cgil Palermo e attraverso l’ufficio legale del sindacato, rappresentato dall’avvocato Pietro Vizzini, a fine settembre 2023 hanno intentato causa all’azienda.

II giudice del lavoro di Palermo, Paola Marino, accogliendo la tesi difensiva dei ricorrenti, ha condannato Almaviva Contact a corrispondere ai sei operatori del call center una somma pari alle retribuzioni perdute, affermando la totale “illegittimità” della sospensione dal lavoro decisa dalla società.

“Una chiara manifestazione di arroganza da parte dell’azienda – dichiarano il segretario generale Slc Cgil Palermo, Fabio Maggio e la segretaria Slc Cgil Palermo, Anna D’Anca – con l’aggravante che questo comportamento anomalo è stato messo in atto ai danni di lavoratori con retribuzioni fra le più basse del settore delle Tlc, in ammortizzatore sociale già da parecchi mesi e rimasti scoperti con un mese di stipendio non pagato”.

La ricostruzione

La vicenda risale alla scadenza dell’ennesima cassa integrazione degli ultimi dieci anni adottata da Almaviva, per far fronte a i periodi di “crisi aziendale” o per l’emergenza Covid, con ricorso costante agli ammortizzatori sociali. Anni di cambi di commesse e di passaggio di parte dei lavoratori, con la clausola sociale, alle dipendenze delle altre società subentrate nella gestione delle commesse.

Per il gruppo di 303 dipendenti, di cui facevano parte i sei vincitori del ricorso, la cassa integrazione del call center, attivata per la cessazione della commessa Alitalia, scadeva il 30 dicembre 2022.

Allo scadere della cig, l’azienda ha “illegittimamente” deciso, nei confronti dei lavoratori rimasti in azienda, che non avevano accettato la proposta di trasferimento in altre società, di sospenderli “unilateralmente” dal lavoro per un mese, asserendo di non essere nelle condizioni di ricevere le loro prestazioni lavorative.

“Come conseguenza di questa illegittima decisione – scrive il giudice – i ricorrenti non hanno potuto svolgere la loro attività lavorativa e non hanno ricevuto alcun trattamento né retributivo né di sostegno al reddito”.

I sei dipendenti, così come tutti gli altri, hanno poi usufruito da febbraio in poi di un nuovo ammortizzatore sociale, la cig straordinaria.

Quindi i lavoratori sono stati coperti dalla cassa integrazione per tutto l’anno 2023 a eccezione del mese di gennaio. Mensilità che adesso è stata riconosciuta dai giudici, che hanno accolto il ricorso ritenendolo “fondato”.


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