PALERMO – Uno scontro senza precedenti che vale oltre 120 milioni di euro e mette a rischio i conti del comune di Palermo. Nel bel mezzo dell’emergenza Coronavirus, il sindaco Leoluca Orlando deve affrontare un’altra questione “rovente”, ossia l’atto di diffida e messa in mora che l’Amat, la società partecipata che si occupa di autobus e tram, ha avanzato lo scorso 3 marzo tramite due legali. Diciassette pagine fitte di numeri e richiami normativi con cui la società di via Roccazzo, in difficoltà pure col pagamento degli stipendi, prova a battere cassa: 10 milioni (crediti riferiti al 2017, 2018 e 2019) da versare entro il 3 aprile, ma soprattutto 111 milioni per mancati introiti dalla Ztl. Una cifra da capogiro, a cui aggiungere l’annullamento delle richieste di pagamento di Tari e Tosap e un adeguamento contrattuale dal 2020 in poi. Soldi che servirebbero a garantire l’equilibrio e la continuità dell’azienda, altrimenti costretta a fermare il tram ma anche a cedere car e bike sharing, parcheggi a pagamento e servizio rimozione.
Le zone blu, per esempio, fruttano quasi tre milioni ma ne costano di sole tasse 12, il tram è un buco nero e la Ztl, anziché 30 milioni l’anno, ne frutta al massimo 2,5. In realtà non si tratta di una vera e propria novità, visto che già a dicembre e a gennaio l’azienda aveva avanzato la pretesa, ma la vera svolta è l’avere affidato la pratica a due avvocati (Michele Perrino e Salvatore Ziino) e avere iniziato un iter dagli esiti assolutamente imprevedibili, anche e soprattutto sul piano politico. Perché a capo dell’Amat c’è Michele Cimino, avvocato di esperienza e politico di lungo corso, ma soprattutto vicino al deputato regionale Edy Tamajo di Italia Viva, partito che a Sala delle Lapidi conta ben otto consiglieri comunali. Se la crisi assumesse contorni prettamente politici, la maggioranza si ritroverebbe con un problema ancor più grande nel bel mezzo dell’emergenza Coronavirus.
Dal Professore, al momento, non arrivano repliche, ma il braccio di ferro è in corso ed è duro come non mai. La mossa dell’Amat ha infatti provocato l’alzata di scudi sia del Ragioniere generale che del collegio dei Revisori dei conti, con bordate pesantissime dagli uffici di via Roma che smontano tutte le pretese della società che, viene sottolineato, è in perdita da prima della stipula dell’ultimo contratto. “L’atto di diffida risulta affetto da profili di illegittimità e palese insussistenza di presupposti giuridici – scrive il Ragioniere – e non v’è chi non veda che con la sua adozione risulti irrimediabilmente leso il rapporto tra l’amministrazione affidante e l’ente affidatario, posto alla base degli affidamenti in house”. In poche parole, la scelta dell’azienda di ricorrere ai legali potrebbe far saltare il banco e mettere a rischio il contratto e con esso la stessa azienda e i lavoratori.
La cifra in ballo è talmente grande che minerebbe i conti del Comune, condannandolo al dissesto. “L’inaudita gravità dell’iniziativa assunta da Amat – scrive ancora il Ragioniere – impone che, a tutela degli equilibri di bilancio e dell’interesse pubblico, siano senza indugio assunte tutte le misure, anche giurisdizionali, affinché il Comune non patisca illegittime conseguenze, ovvero sia costretto a corrispondere somme di denaro per servizi mai resi e dai quali la collettività amministrata ha ricavato alcuna utilità, ciò che determinerebbe l’insorgere di profili di danno erariale”. Ma il vero siluro arriva alla fine, quando il Ragioniere arriva a profilare eventuali responsabilità ancor più gravi: “Si ha ragione di temere sull’effettiva sussistenza delle condizioni perché sia garantita la continuità aziendale, con avvertenza che è foriero di responsabilità il mantenimento di una conduzione della società che produca reiterate perdita strutturali di esercizio che depauperano il patrimonio aziendale e, di riflesso, quello del Comune”. Insomma, si rischia di affossare tutto.
“La questione ha assunto una valenza legale, visto che è stata messa in mano agli avvocati – commenta l’assessore alla Mobilità Giusto Catania – Da una prima valutazione che fanno gli uffici, mi pare che Amat non possa avanzare alcuna pretesa. Secondo me rimane il tema politico sul fatto che la partecipata debba trovare soluzioni affinché mantenga il suo ruolo strategico per la città”.
Dal canto suo Cimino prova a smorzare i toni, anche se la fritta sembra ormai fatta: “Non è un atto contro il Comune, ma per chiarire e meglio definire i rapporti tra Amat e Comune. Ho sempre avuto grande stima e apprezzamento per il sindaco, sicuramente si saprà trovare la via del dialogo”.
Difficile dire cosa accadrà adesso: Amat ha annunciato di essere pronta a recuperare i suoi crediti agendo per le vie legali, ma è dal sindaco che si attende una risposta che potrebbe essere dirompente. Basti pensare che il precedente presidente della società, Antonio Gristina, è stato silurato nell’estate del 2018 solo per aver chiesto un parere pro veritate a uno studio legale romano ed essersi opposto allo stralcio dei crediti vantati proprio nei confronti del Comune; ben poco, se paragonato a quanto messo in atto stavolta dal cda dell’Amat.
Lo scontro in atto scatena le opposizioni. “In un momento così delicato per il nostro Paese, ci sembra inopportuna la controversia tra Amat e il Comune – dice il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – Non vogliamo entrare nel merito della diffida e della puntuale e circostanziata risposta del Ragioniere generale, ma serve trovare con urgenza una soluzione ai problemi finanziari della partecipata e che il contratto venga rimodulato. Proponiamo la tempestiva convocazione di un tavolo tecnico”.
“A due anni dall’approvazione delle modifiche degli statuti delle partecipate, si manifesta un evidente fallimento gestionale-organizzativo dell’amministrazione attiva e la sistematica violazione dei principi fissati dalla legge e dal nuovo statuto dell’Amat sul controllo analogo – dice Ugo Forello – La società appare un’entità a sé stante, pronta ad avviare contro il Comune una causa di oltre 100 milioni di euro, in evidente contraddizione con quanto rappresentato nel piano di risanamento. Tutto ciò, purtroppo, è dovuto alla mancanza di trasparenza e all’incapacità, ormai cronica, della giunta di affrontare i noti problemi economici e di liquidità delle proprie società. Il sindaco non è riuscito a mettere in campo una reale azione di controllo e direzione fondata su un’adeguata programmazione, peggiorando il livello di qualità dei servizi erogati ai cittadini e aggravando la situazione finanziaria dell’Amat che a breve potrebbe non essere in grado di garantire la propria continuità aziendale”.
“Siamo molto preoccupati – aggiungono i consiglieri del M5s Concetta Amella, Antonino Randazzo e Viviana Lo Monaco – Una crisi economica che rischia di compromettere servizi importanti per i cittadini. Dalla diffida presentata da Amat contro l’Amministrazione comunale emergono chiaramente errori e una cattiva gestione politica da parte della Giunta comunale e del socio unico, il Comune, che in tutti questi anni che hanno determinato un bilancio ormai strutturalmente in perdita”.