Partono martedì 28 ottobre le lettere di licenziamento per parte dei 30mila dipendenti coinvolti nel nuovo piano di riduzione del personale di Amazon. Il colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos avvia così una delle più ampie ristrutturazioni della sua storia recente, con l’obiettivo di contenere i costi operativi dopo l’espansione record avvenuta durante la pandemia.
Secondo le prime ricostruzioni, i tagli interesseranno in particolare i settori amministrativi e gestionali — risorse umane, marketing e management — e coinvolgeranno circa il 10% dei 350mila lavoratori impiegati negli uffici a livello globale. Restano invece esclusi, almeno per ora, i dipendenti dei magazzini.
Silenzio da parte dal colosso fondato da Jeff Bezos
Amazon, che presenterà a breve i risultati finanziari del trimestre, non ha commentato ufficialmente le indiscrezioni riportate da testate come “Reuters”, “Wall Street Journal” e “New York Times”.
L’operazione rappresenta il più grande ridimensionamento mai attuato dall’azienda, superando il precedente taglio di 27mila posti registrato tra il 2022 e il 2023. Pur trattandosi di una frazione minima rispetto ai 1,55 milioni di dipendenti complessivi, la misura conferma la strategia di razionalizzazione intrapresa dal gruppo di Seattle.

Amazon, i licenziamenti potrebbero arrivare a 160mila entro il 2027
Una seconda fase di licenziamenti sarebbe prevista per l’inizio del 2026, subito dopo il periodo natalizio, considerato uno dei momenti di maggiore attività per Amazon. L’azienda avrebbe inoltre invitato parte del personale a spostarsi nelle aree che ospitano le principali sedi operative, tra cui Seattle, Arlington e Washington D.C.
Intanto, cresce la preoccupazione tra i lavoratori dei centri logistici. Negli Stati Uniti, dove Amazon è il secondo datore di lavoro dopo Walmart, l’azienda sta accelerando il processo di automazione interna grazie all’impiego di robot e sistemi di intelligenza artificiale. Una strategia che consentirebbe di risparmiare miliardi di dollari all’anno.
Secondo il “New York Times”, questa trasformazione potrebbe ridurre di oltre 160mila unità il numero di nuove assunzioni entro il 2027, con una possibile contrazione complessiva di circa 600mila posti nell’arco del prossimo decennio.
Il piano di riduzione era stato anticipato lo scorso 17 giugno da una comunicazione interna del CEO Andy Jassy. Quest’ultimo aveva sottolineato come la priorità del gruppo resti “fare di più con meno”.
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