Ambelia, prosegue la protesta dei sindacati contro i licenziamenti

Ambelia, prosegue la protesta dei sindacati contro i licenziamenti

È organizzata da Fp-Cgil e Uil-Fpl e Dadirs
ISTITUTO INCREMENTO IPPICO
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CATANIA – Sale la tensione all’Istituto incremento ippico di Catania. Prosegue infatti lo stato di agitazione dei dipendenti che sono in sit in permanente all’interno della tenuta Ambelia. La protesta è organizzata da Fp-Cgil e Uil-Fpl e Dadirs.

La vertenza

Al centro della vertenza c’è l’eccedenza del personale e la legge regionale n.17 del 16 ottobre 2019, che ha rimodulato la dotazione organica dell’Istituto. I sindacati, sin dall’inizio, hanno ritenuto la norma inapplicabile nella sua interezza e soprattutto non utile per il rilancio della struttura.

I contratti di lavoro sospesi

Il 21 luglio scorso, 8 dipendenti sono stati posti in disponibilità, il rapporto di lavoro è stato sospeso e lo stipendio ridotto al 80% per 24 mesi. “L’istituto ha agito senza rispettare alcune delle procedure previste dalla norma- tuonano i sindacati. Non è stata infatti fornita alcuna informativa e comunicazione preventiva alle organizzazioni sindacali, e non è stato posto in essere alcun tentativo concreto di mettere in atto forme di mobilità verso altri enti”. I sindacati denunciano anche i “criteri discrezionali non trasparenti nel porre i soggetti in mobilità” e “l’adozione di un illegittimo demansionamento del personale rimasto in carico”.

I lavoratori

Le organizzazioni sindacali evidenziano anche come i lavoratori posti in mobilità siano non solo non più giovanissimi ma anche soggetti con gravi patologie. Prima di attaccare il presidente Musumeci e “gli investimenti plurimilionari nella tenuta Ambelia, struttura periferica dell’Istituto – scrivono – situata, guarda caso, nel territorio del presidente”.

L’appello

E lanciano un appello “ai rappresentanti istituzionali. ai deputati – continuano in una nota – che, nel 2019, hanno votato la norma”. Un appello “perché si ponga rimedio a questa incredibile situazione. Riteniamo – aggiungono, annunciando ulteriori forme di protesta – che sia per tutti un obbligo morale risolvere un problema che trova la sua genesi nella responsabilità del presidente della Regione e dell’Ars e che basterebbe una norma di due righe per risolvere”.


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