Amministrative, se il civismo finisce per uccidere l'omogeneità delle coalizioni - Live Sicilia

Amministrative, se il civismo finisce per uccidere l’omogeneità delle coalizioni

Il punto su quanto sta accadendo nei Comuni al voto in Sicilia
SEMAFORO RUSSO
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3 min di lettura

Quando in campagna elettorale per le comunali (nei centri piccoli e medi) molti leader di partito parlano, riferendosi al nodo delle alleanze, di rispetto delle specificità dei territori lo fanno per mantenere le mani libere. Pazienza se ciò vuol dire sacrificare appartenenze, progetti politici, sodalizi consolidati a livello regionale e nazionale, omogeneità di visione della crescita complessiva di realtà ben più ampie in cui si è inseriti. Basta sfornare liste civiche, sostanzialmente imposte dal maggioritario, leggibili solo dai residenti ed è tutto a posto.

Succede a destra e a sinistra mentre vagare da un fronte all’altro è quasi la norma per i soggetti che si autodefiniscono moderati, di centro, autonomisti – Raffaele Lombardo docet – o riformisti (vedi il duo Renzi-Calenda). L’obiettivo superiore è vincere, eleggere il sindaco e possibilmente un bel numero, dipende dal sistema elettorale vigente in una determinata località, di consiglieri comunali. In verità, un’altra ragione sta alla base della scelta dei compagni di cordata nei centri piccoli e medi: il prevalere di dinamiche che poco hanno a che fare con la politica e le necessità locali e moltissimo con i rapporti personali e parentali tra i contendenti, anche all’interno di un medesimo nucleo familiare.

Diverso, ovviamente, dovrebbe essere il discorso nei comuni più grossi (sopra i 15.000 abitanti) dove si vota con il proporzionale, lì ci si aspetterebbe il primato della politica, della coerenza delle coalizioni, della limpidezza degli schieramenti in campo. In Sicilia si andrà a votare il 28 e 29 maggio di quest’anno in 128 comuni di cui 4 capoluoghi di provincia, Catania, Siracusa, Ragusa e Trapani. In 113 amministrazioni (fino a 15.000 abitanti) si voterà con il sistema maggioritario e in 15 con il sistema proporzionale. L’eventuale turno di ballottaggio si svolgerà nelle giornate dell’11 e del 12 giugno. Si tratta, pertanto, di una rilevante consultazione che riguarderà un terzo della popolazione siciliana (oltre 1.350.000 aventi diritto). Ebbene, figurarsi, non sono ancora chiari gli orientamenti perché palesi appaiono le divisioni a destra (vedi Catania) tra il partito di Giorgia Meloni e gli alleati, Forza Italia, alle prese con un commissariamento che ha messo all’angolo Gianfranco Miccichè, e la Lega. Fratture che non possono non avere ricadute sul governo regionale guidato da Renato Schifani che infatti ha indossato, innanzitutto pro domo sua, le vesti di mediatore.

A far chiasso poi, a parte il ritrovato dinamismo di Raffaele Lombardo a seguito dell’assoluzione in via definitiva dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale, è Salvatore Cuffaro con la sua DC. L’ex presidente della Regione Siciliana, tornato in attività dopo le note vicende giudiziarie, non intende rimanere ai margini delle trattative. Non siglati ovunque a sinistra gli accordi, in particolare, tra il PD e il M5S. A Catania ancora brucia all’interessato, Enzo Bianco, l’impossibilità a candidarsi a sindaco del capoluogo etneo perché ritenuto dalla Corte dei conti tra gli amministratori responsabili del dissesto finanziario del comune quando ultimamente guidato proprio da Bianco. Salta il patto con Giancarlo Cancelleri che potrebbe sostituirlo, è un’ipotesi, nella corsa a Palazzo degli Elefanti. Osserviamo, intanto, l’usuale furbizia di Cateno De Luca che si muove a seconda delle specificità locali.

A Catania, per esempio, mirerebbe a un matrimonio con i pentastellati, vedremo. Del resto a Licata, provincia di Agrigento, un accordo c’è già tra Pd, M5s e De Luca. Interessante, perché ci aiuta a capire quanto accidentati appaiono i percorsi fino al 28 maggio, il caso Trapani dove Mimmo Turano, assessore regionale leghista, avrebbe voluto sostenere, scatenando le ire di Schifani e compagni, il candidato del PD, il sindaco uscente (con successiva marcia indietro di Turano e celebrazione dei suoi ottimi rapporti con il governatore), mentre De Luca e M5S ne appoggiano un altro. Insomma, occorre seguire con attenzione l’evolversi della situazione, che muta da un’ora all’altra, per una più precisa analisi dei fatti.

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