Venezia, si amputa un braccio per truffare l'assicurazione

Si amputa un braccio per truffare l’assicurazione: condannato

Finisce in prigione per un cumulo di reati tra cui la mutilazione fraudolenta

A Venezia un uomo di 69 anni è stato trasferito nel carcere di Santa Maria Maggiore dopo l’esecuzione di un ordine di carcerazione emesso a suo carico. I carabinieri di Marghera hanno effettuato l’arresto dando seguito al provvedimento dell’autorità giudiziaria.

L’uomo dovrà scontare una pena definitiva di 5 anni e 11 mesi, maturata attraverso una serie di condanne accumulate nel corso degli anni. Il fascicolo giudiziario ricostruito dalla Procura di Udine, tramite l’Ufficio esecuzioni penali, delinea un quadro articolato di condotte fraudolente.

Il 69enne è stato infatti riconosciuto responsabile di simulazione di reato, danneggiamento fraudolento di beni sottoposti ad assicurazione, appropriazione indebita in concorso e violazioni ripetute della normativa fallimentare, con episodi contestati fino al 2015.

Si amputa un braccio per incassare i soldi dell’assicurazione

Tra i fatti più gravi rientra anche un episodio classificato come “mutilazione fraudolenta della propria persona”. Secondo gli accertamenti, nel 2013 l’uomo si sarebbe procurato volontariamente una grave lesione fisica in un’area compresa tra Jesolo e Udine, presentandola inizialmente come conseguenza di un incidente stradale.

Le indagini hanno però smontato la versione fornita, evidenziando una messinscena finalizzata a ottenere un consistente risarcimento assicurativo.

Un comportamento che, dal punto di vista penale, oltre a danneggiare le compagnie, grava anche sul sistema sanitario, mobilitato per affrontare un’emergenza che di accidentale non ha nulla ma che risulta frutto di una condotta fraudolenta.

Il precedente a Taiwan

Nel 2024, a Taiwan, un 23enne si è procurato volontariamente gravi lesioni alle gambe, fino a rendere necessaria l’amputazione di entrambe, per ottenere un risarcimento assicurativo di un milione di dollari. Ad aiutarlo, un ex compagno di scuola che sosteneva di essere sommerso dai debiti legati alle criptovalute. I due hanno inscenato un finto congelamento.

Dopo un giro in moto notturno, il 23enne ha immerso i piedi nel ghiaccio secco per oltre dieci ore con conseguenze devastanti. In ospedale, però, i medici hanno subito notato anomalie incompatibili con un congelamento accidentale e hanno segnalato il caso alla polizia. Il piano è crollato. Entrambi sono finiti in manette e gli inquirenti hanno sequestrato il risarcimento ottenuto, circa 7mila euro.
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