CATANIA – Fast Confsal sul piede di guerra. Il sindacato autonomo tuona contro l’accordo aziendale firmato dall’Amt, l’azienda metropolitana trasporti, e altre sigle sindacali. Un accordo che, secondo il segretario Fast, Giovanni Lo Schiavo violerebbe la democrazia diretta. “L’azienda partecipata del Comune di Catania – afferma Lo Schiavo – manda in vigore un accordo aziendale, sottoscritto il 14. giugno scorso con le altre sigle sindacali, senza aver prima dato la parola ai lavoratori. Uno strumento di democrazia diretta che al momento, i lavoratori, non hanno avuto possibilità alcuna di esercitare”. Il riferimento è alla richiesta presentata dal sindacato, di sottoporre l’accorso a referendum interno per comprendere il gradimento da parte dei lavoratori.
“Uno sfregio gravissimo al sistema democratico interno all’azienda senza precedenti – tuona Lo Schiavo – ai fini delle dovute e necessarie consultazioni, previste in capo ai lavoratori, propedeutiche all’applicazione dell’Accordo aziendale, tenuto conto che gli stessi sindacati firmatari dell’accordo, ci risulta, non abbiano indetto né ssemblee e men che meno, il referendum”.
Secondo Lo Schiavo, “oltre il 30% dei lavoratori dell’Amt – continua – entro i 10 giorni previsti dalla firma dell’Accordo aziendale, cioè, entro il 24 giugno, avevano inoltrato formale istanza per chiedere l’indizione del Referendum, ma anche questa stessa richiesta è rimasta senza riscontro alcuno. A fronte di tutto questo, chi di competenza, dovrà spiegarci come stanno le cose – incalza – e come si sono svolti i fatti, in maniera pubblica e carte alla mano.
Nessuna violazione della democrazia, invece, per il presidente dell’azienda di trasporto, Puccio La Rosa. Interpellato in merito alla vicenda, La Rosa evidenzia infatti come, non solo l’accordo sia migliorativo delle condizioni previste nel contratto collettivo, come a sottoscriverlo siano state le sigle sindacali firmatarie del contratto – il settore trasporti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e la Faisa Cisal – e come, soprattutto, non vi fossero le condizioni per indire il referendum.
“Quando sono arrivato – spiega La Rosa – c’era un grandissimo fermento sindacale. I lavoratori contestavano l’ordine di servizio 38 che ho disapplicato. Abbiamo avviato una prima trattativa, chiusa ad aprile per incompatibilità delle proposte e per effetto dei tagli della regione. Abbiamo poi aperto una trattativa, su richiesta dei sindacati sottoscrittori del contratto – prosegue – che potesse superare l’impasse”. Una trattativa lunga, dalla quale nasce l’accordo sottoscritto. “Senza aumentare i costi e anzi – sottolinea il presidente – di fronte ai tagli nei trasferimenti imposti dalla finanziaria regionale, Ho chiesto di riaprire il tavolo delle trattative – prosegue La Riosa – ho convocato i sindacati, ascoltato le proposte e, solo dopo, abbiamo firmato il documento che migliora le condizioni dei lavoratori. Tra l’altro – aggiunge – i sindacati che lo hanno firmato hanno rinunciato al referendum; a questo si aggiunge il fatto che 50 lavoratori hanno ritirato la propria firma, e questo ho fatto abbassare il quorum per chiedere la consultazione”. Insomma, La Rosa respinge le accuse di violazione della democrazia ed evidenzia come quando portato avanti dall’Amt e delle altre sigle sindacali sia migliorativo rispetto alle condizioni lamentate negli ultimi anni.