Forza campione. Ti avevamo lasciato nell’ora più dolce. Il trionfo degli Europei, l’abbraccio con tuo fratello, Roberto Mancini. Una fratellanza nata a Genova, con il cuore blucerchiato, e maturata ben oltre il fatto sportivo: perché tu sei nato per fare gol, Gianluca Vialli, come Roberto è nato per mandarti in gol. Ti ritroviamo in ore di paura e non vorremmo.
Forza, Gianluca. Siamo in ansia nel momento in cui le tue condizioni di salute vengono definite ‘in peggioramento’. La malattia non è una guerra, non è un evento lontano, fuori dal nostro mondo. Ma è una lotta la malattia. E ci vuole coraggio per affrontarla.
Quel coraggio che hai mostrato quando hai detto: “Al termine di una lunga e difficoltosa ‘trattativa’ con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri”. Ci vuole coraggio, per uno abituato a correre, all’odore del campo, a riconoscerlo, ad andare in panchina. Tu non sei mai stato un marziano della galassia del calcio, uno di quelli che volano in primissima classe, da privilegiato. Sei sempre stato qui, umano. Come sei adesso, nell’ora di lottare. Uno di noi, da questa parte dello stadio.
Umanità è la fragilità di un percorso difficile. Tu, insieme a quelli che stanno combattendo insieme a te. Ognuno con la sua storia che è la storia di tutti. Per questo, come un vicino di posto, come un compagno di viaggio, come il centravanti della nostra squadra esistenziale, noi ti pensiamo. I nostri pensieri li starai sentendo da Palermo, da Catania, da Genova, da Roma, da Milano. Siamo tutti raccolti dietro un unico striscione, nella curva dell’affetto. Siamo tutti qui per te. (rp)