CATANIA- Antonio Scavone è stato condannato dalla Corte dei Conti per la gestione dell’Asp 3, colosso pubblico della sanità, da sempre centro di potere ambito, servito e riverito.
Ex salesiano, “Antoniuzzo” lo chiama Raffaele Lombardo. Oggi Scavone è primario di radiologia all’ospedale Garibaldi, è stato candidato sindaco di Catania nel 1993 quando al ballottaggio andarono Claudio fava ed Enzo Bianco. Parlamentare dal 1992 al 1994, qualche anno dopo, nel 2003, quando Lombardo diventa presidente della provincia, Scavone riceve la delega al Personale del comune di Catania ed entra nella giunta di Umberto Scapagnini.
È stato vicepresidente dell’ordine dei medici per diversi anni.
Scavone è uno che conta, la moglie ha investito con successo nel settore delle farmacie, lui ha fatto la scalata toccando l’apice con la nomina a direttore generale dell’Asp 3.
Durante la sua gestione tutti lo chiamavano, Angelo Lombardo chiedendogli di ricevere persone di fiducia, Raffaele per consigli e indicazioni e i vertici della Guardia di Finanza per tranquillizzarlo quando era scoppiato il caso dei morti iscritti nelle liste dei medici di famiglia. Non si contano le inchieste in piedi al Palazzo di giustizia. La Procura ha ritenuto, chiedendo l’archiviazione, che Scavone ha gestito correttamente i budget a disposizione delle strutture private convenzionate. Gli importi pagati dall’Asp3, secondo la denuncia del sindacalista Felice Merotto, sarebbero lievitati favorendo determinati medici.
Antonio Scavone, per le consulenze dell’Asp è stato rinviato a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio insieme a Maurizio Lanza, il processo è in corso e l’avvocato Carmelo Galati ha sottolineato a LivesiciliaCatania che “Scavone ha agito correttamente facendo risparmiare all’Asp, attraverso la nomina dei dirigenti esterni, diverse centinaia di migliaia di euro”. “Si trattava -ha aggiunto Galati- di professionalità che non erano presenti tra i dipendenti dell’azienda pubblica”.
Scavone, da poche settimane, è stato rinviato a giudizio nel processo per lo scandalo del Pta di Giarre, l’appalto da 2milioni di euro affidato senza gara a Melchiorre Fidelbo, marito di Anna Finocchiaro. L’accusa è abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni dello Stato.