PALERMO – Più vuota, più anziana, più povera e in piena crisi turistica. È questo lo spaccato sulla città offerto dal repertorio statistico 2020 pubblicato nei giorni scorsi dal Comune di Palermo.
Palazzo delle Aquile pubblica ogni anno le elaborazioni statistiche. Si tratta di una raccolta di dati e informazioni sulla città di Palermo in dieci capitoli: amministrazione, ambiente e territorio, demografia, sanità, economia, turismo, istruzione, trasporti e comunicazioni, giustizia e Palermo nei censimenti. La fotografia è già di un anno fa ma è l’ultima a essere stata stampata. E così, anche se il volto di Palermo nel 2021 avrà preso qualche ruga in più, il ritratto merita comunque d’essere analizzato.
L’analisi dei dati risulta quanto mai fondamentale alla luce dell’imminente futuro della città che nei prossimi mesi diventerà agone politico per la guida del capoluogo nei prossimi cinque anni. Se infatti molte potranno essere le visioni della città, i numeri nudi e crudi non mentono. Rappresentano piuttosto il punto di inizio di qualsiasi riflessione sul futuro di una Palermo fragile e lacerata dal Covid.
I dati sulla popolazione
La prima delle questioni è lo spopolamento. Al 31 dicembre 2020, sono state censite 637.885 persone. Rispetto al 2019 si è registrata una diminuzione di 9.537 abitanti, pari all’1,5%. È come se, in sostanza fosse sparita una comune di provincia grande quanto Altofonte. Rispetto al Censimento del 2011 la diminuzione è di 19.676 abitanti, pari al 3,0%.
Dal 1991 Palermo è entrata nell’inverno demografico mentre il saldo naturale è sceso a picco. Nel 2020 il numero di morti ha superato il numero di nati, con un saldo negativo di 2.143 unità (più del doppio rispetto all’anno prima).
L’impatto del Covid è evidente. “Fra le principali cause di morte del 2020 – si legge nel rapporto -, primeggiano, come negli anni passati, quelle legate a malattie del sistema circolatorio (27,8% del totale dei decessi) e ai tumori (22,1% del totale dei decessi), mentre sono cresciute quelle legate a malattie dell’apparato respiratorio (17,9% del totale dei decessi, mentre l’anno prima erano al 14,1%)”
l numero di immigrati evidenzia una sostanziale stabilizzazione, da circa un quindicennio, intorno a 10-12 mila unità l’anno, anche se negli ultimi anni sembra manifestarsi una tendenza decrescente, fortemente accentuata nel 2020.
Ma attenzione alla città che scompare, a chi abbandona Palermo. “Il numero di emigrati – si legge nel repertorio -, dopo essersi anch’esso essersi stabilizzato, nell’ultimo decennio, fra 14 e 16 mila unità l’anno, nell’ultimo periodo è significativamente diminuito, fino ad attestarsi intorno a quota 12 mila. Anche per gli emigrati nel 2020 si è registrata una sensibile diminuzione (probabile conseguenza degli effetti dell’emergenza sanitaria).
Il 2020, infine, per effetto dell’emergenza Covid, è stato l’anno della crisi dei matrimoni religiosi. Nel 2019 la marcia nuziale è suonata dentro le chiese palermitane per 1748 (237 volte in meno rispetto al 2018) mentre nel 2020 i matrimoni religiosi sono stati 624. Il rito civile ha subito una flessione minore: nel 2018 i matrimoni davanti alla fascia tricolore sono stati 867 (l’anno prima 1002) mentre nel 2020 i riti civili sono stati 609.
Reddito, occupazione, banche e mercato immobiliare
Poi c’è la questione economica. Palermo è seconda solo a Catania per povertà fra le città più grandi d’Italia. Il reddito medio per contribuente è rimasto sostanzialmente invariato (è passato da € 26.785,49 a € 26.799,20, +0,1%). Più basso (ma in aumento dello 0,2%) il reddito medio se calcolato sul numero di residenti, pari a € 9.901,25 (+0,2%). In base a questo indicatore, la città di Palermo precede soltanto Catania e Napoli; le tre città sono comunque le sole con valori inferiori ai 10mila euro.
Il dato degli occupati è interessante. A Palermo, nel 2020, gli occupati erano pari a 183 mila. Rispetto al 2019, quando erano 184 mila, sono diminuiti dello 0,7%. Mentre rispetto al 2010, quando vi erano 199 mila occupati, si registra invece un calo dell’8,4%: circa 16 mila occupati in meno.
Guardando al grafico sul tasso di occupazione, è possibile registrare un grande divario fra Sud e Nord. Nella fascia alta tassi di occupazione vanno dal 64,7% di Genova al 72,2% di Bologna. Al mezzogiorno, i tassi di occupazione vanno dal 36,2% di Messina al 53,3% di Bari (città, quest’ultima, che tende sempre più ad avvicinarsi ai valori delle città del Centro-Nord). A Palermo è occupato il 41,9% della popolazione residente con età fra i 15 e i 64 anni, a Catania il dato è pari al 38,5%. A livello nazionale, il tasso di occupazione nel 2020 è risultato pari al 58,1%, in Sicilia al 41,0% e in provincia di Palermo al 39,5%.
Dall’altra parte il tasso di disoccupazione a Palermo, nel 2020 è stato pari al 15,6% (meno che a Messina, Catania e Napoli). Il capoluogo siciliano è ha inoltre un tasso di inattività più alto.
Gli sportelli bancari nel 2020 sono stati 152, 5 in meno rispetto all’anno prima. Bene i depositi bancari. Nel 2020 i depositi sono complessivamente pari a 8.945 milioni di euro (+11,6% rispetto al 2019): 14 mila euro per abitante, mentre gli impieghi ammontano a 6.628 milioni di euro (+1,1% rispetto al 2019): 10,3 mila euro per abitante.
Sempre nell’anno dello scoppio delle pandemia, inoltre, il mercato immobiliare è crollato interrompendo una tendenza positiva che si registrava dal 2014. Nel 2020 si sono registrate a Palermo 4.988 compravendite di immobili residenziali, valore in diminuzione di 707 unità (-12,4%) rispetto al 2019.
La crisi del turismo
Infine c’è la crisi su uno degli asset che negli ultimi anni ha cambiato il volto della città: il turismo. Anche in questo caso i dati traducono la crisi del settore dovuta alla pandemia. “Nel 2020 a Palermo – si legge nella scheda del repertorio – si sono registrati 262.696 arrivi turistici, con una diminuzione del 63,8% rispetto al 2019. Sono diminuiti maggiormente gli arrivi dei turisti stranieri (73.470, -80,1%) rispetto agli arrivi dei turisti italiani (189.226, -46,9%. I turisti stranieri rappresentano il 28,0% del totale degli arrivi (l’anno precedente erano il 50,9%)”.
“Sempre nel 2020 – prosegue il rapporto – si sono registrate 650.195 presenze, con una diminuzione del 59,2% rispetto al 2019. Anche sul versante delle presenze sono diminuiti maggiormente i turisti stranieri, che rappresentano il 32,6% del totale: la componente straniera ha perso il 75,7%, mentre la componente italiana il 39,9%”.