CATANIA. Non riesce a trattenere le lacrime nel ripercorrere in aula i drammatici momenti successivi alla scoperta delle responsabilità del fratello nella morte di Amalia Ruccella, la 75enne uccisa a Calatabiano nella propria abitazione. A parlare è la sorella di Paolo Cartelli, unico imputato per l’omicidio dell’anziana. La teste, sollecitata dal pubblico ministero Andrea Norzi, racconta davanti ai giudici della Corte d’Assise di Catania di aver ricevuto, il giorno dopo l’omicidio, la telefonata della madre che la invitava a raggiungerla. Un ricordo dettagliato ed emotivamente forte. “Mia madre ha aperto la porta di casa – ha raccontato in aula la donna – e mi ha detto: “Fu to’ frati”. E poi, subito dopo: “Amalia”. In quel momento – ha proseguito la testimone – mi si è gelato il sangue”.
Una ricostruzione talmente fedele alla deposizione rilasciata ai carabinieri da indurre il pm a porre fine allo straziante racconto e a chiedere l’acquisizione delle dichiarazioni. Nel controesame del legale Lucia Spicuzza, difensore di fiducia di Paolo Cartelli, emergono però i dubbi sulle effettive responsabilità del fratello. Sarebbe stato durante il secondo colloquio in carcere che l’allora indagato avrebbe fatto il nome di una seconda persona implicata nel delitto. Nel terzo colloquio l’imputato avrebbe poi raccontato alla sorella quanto accaduto il 3 ottobre del 2015. Un racconto un po’ confusionario, considerate le difficoltà comunicative di Paolo Cartelli, ma dal quale sarebbe emerso, ha proseguito in aula la teste, che ad uccidere sarebbe stato il secondo soggetto coinvolto. Evidenziate ancora una volta, inoltre, le difficoltà relazionali dell’imputato.
E’ slittata invece per un impedimento personale l’escussione del secondo consulente della difesa, il medico legale Carlo Rossitto, che sarà sentito il prossimo 13 novembre. Con lui salirà sul banco dei testimoni anche Liliana Gandolfo, psichiatra che ha compiuto la perizia con le forme dell’incidente probatorio. Un’escussione quest’ultima ritenuta necessaria dalla Corte per sciogliere la riserva sulla richiesta, avanzata dall’avvocato Spicuzza, di una perizia collegiale. Per il legale necessaria dopo le divergenti conclusioni a cui sono giunti Liliana Gandolfo, perito del gip, e Antonio Petralia, consulente della difesa. Superflua invece per il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, che ha evidenziato come la perizia della dottoressa Gandolfo sia stata compiuta in sede di incidente probatorio, alla presenza di tutte le parti. Il procuratore si è poi rimesso alla decisione della Corte.