Dallo scorso settembre il Comune di Palermo non paga più l’assistenza per anziani e disabili psichici e in città è ancora emergenza. Le strutture che fino al 31 agosto erano convenzionate con l’amministrazione hanno continuato a garantire vitto e alloggio a circa 300 persone, ma a costo di rinunce e tagli al personale che non percepisce alcuno stipendio da almeno dieci mesi, stipendi che nessuno riconoscerà loro neanche in futuro. Una situazione definita “pirandelliana” da Sebastiano Drago, presidente della commissione al Bilancio che ha ascoltato l’assessore al ramo Raoul Russo e ha avanzato alcune ipotesi per trovare in bilancio almeno cinque milioni di euro, necessari per garantire la ripresa del servizio: l’aumento del coefficiente Tarsu, un piano di rientro quinquennale per i cinque milioni dati alla Gesip o l’anticipazione del bilancio consuntivo 2010.
Presidente Drago, il comune non ha più soldi per anziani e disabili psichici e il settore del sociale è sempre più in crisi. Come si è arrivati a questo punto?
“Purtroppo non è una novità, anzi è una cosa risaputa da tempo. In base alla legge 22 e successive circolari abbiamo dei trasferimenti regionali destinati alle case-famiglia per minori oggetto di abusi o maltrattamenti, che vengono ricoverati dietro provvedimento dell’autorità giudiziaria. La Regione ci dà contributo pari all’80% della retta, qualcosa come 13 o 14 milioni di euro, parliamo di circa 300 minori distribuiti su Palermo e provincia in circa 100 strutture. I servizi per anziani non auto-sufficienti e disabili psichici invece possono essere attivati solo con fondi comunali, non abbiamo mai avuto fondi statali o regionali per questo. L’ultima convenzione è scaduta il 31 agosto del 2010 e la dirigente comunale competente ha scritto alle strutture comunicando loro che il Comune non è più nelle condizioni di pagare, né possiamo fare debiti fuori bilancio, come si faceva prima. Dal primo settembre il servizio, che non è obbligatorio, è stato quindi sospeso”.
E cosa ne è stato di questi soggetti svantaggiati?
“Ovviamente le strutture non li hanno buttati in mezzo alla strada, spesso o non hanno famiglia o la famiglia non li può accudire anche per mancanza di risorse economiche adeguate. Ad oggi le case di riposo si sono fatte carico di questi soggetti sapendo che non c’è alcun onere da parte del Comune, anche se qualcuno ha fatto ricorso al tribunale ottenendo alcune sentenze per le quali anche per i soggetti non minori ci dovrebbe essere l’obbligatorietà della tutela. Nel bilancio di previsione però non c’è la copertura finanziaria”.
Avete cercato qualche soluzione?
“La commissione ha avanzato un’ipotesi: aumentare il coefficiente Tarsu, liberando somme fra i 5,5 e i 7,5 milioni di euro, e destinarle al sociale per i servizi che non hanno copertura. Si tratterebbe di fondi strutturali. C’è stato un consenso unanime in commissione, speriamo ci sia anche in Consiglio”.
Ma quei soldi non dovrebbero essere destinati alla restituzione dei cinque milioni approntati dalla Protezione Civile per la Gesip?
“Ad oggi la bozza del bilancio di previsione prevede questo. Il ragioniere generale ha calato le somme prima ancora che venga approvata la delibera grazie a una certificazione del dirigente del settore Tributi. Se entro il 29 giugno non dovesse essere approvata, la giunta dovrà abbassare le aliquote e dovremmo tagliare i cinque milioni. E’ pur vero, però, che il Consiglio è sovrano e se decide di destinarli ad anziani e disabili potrà farlo, assumendosene le responsabilità. In commissione abbiamo anche pensato di attivare un’interlocuzione con la Regione per un piano di rientro quinquennale dei soldi dati alla Gesip, oppure potremmo approvare il consuntivo prima del bilancio, vediamo l’avanzo del 2010 a quanto ammonta e casomai in parte diamolo alla Regione e il resto ai teatri”.
Intanto le strutture sono costrette a tagliare le spese e i dipendenti non ricevono lo stipendio da 10 mesi.
“In passato, fino al 31 agosto 2010, il Comune ha riconosciuto il servizio, si sono fatti dei debiti fuori bilancio e abbiamo fatto fronte alla cosa. Ma dal primo settembre non è più possibile. Non solo questi lavoratori non prendono lo stipendio ma nessuno in futuro glielo riconoscerà: la dirigente ha chiesto espressamente di interrompere il servizio. Le strutture hanno anche anticipato vitto e alloggio, è una situazione pirandelliana. Penso che la via migliore sia quella di usare il maggior gettito Tarsu per questa emergenza: restituire ai contribuenti un importo che va dai tre ai 30 euro non mi pare una gran cosa, penso che i palermitani preferirebbero devolverli per l’assistenza ad anziani e disabili. Non penso nessuno si tirerebbe indietro”.