CATANIA – Un ventenne che spara a un altro ventenne per presunti “motivi passionali”. E lo uccide. È stato lo stesso autore dell’omicidio di Giuseppe Francesco Castiglione a confessare le motivazioni che lo hanno condotto al folle gesto che ha determinato la morte di un coetaneo.
La sparatoria è avvenuta ieri a piazza Palestro, in un’area popolare a ridosso del centro storico cittadino. Una lite finita tragicamente. Sei colpi di arma da fuoco esplosi da una pistola di piccolo calibro. A sparare è stato – secondo gli ultimi sviluppi – l’ex compagno della fidanzata della vittima.
Ha confessato tutto dopo essersi costituito ai carabinieri di Misterbianco, quando ancora i medici dell’Ospedale Garibaldi Centro stavano tentando il tutto per tutto per salvarlo. Castiglione è morto, infatti, all’alba.
Una dinamica da Cavalleria rusticana. A lasciare sgomenti è soprattutto la facilità con cui dei giovanissimi entrano in possesso di armi da fuoco per poi utilizzarle con esiti irreparabili.
Una piaga sociale sulla quale era intervenuto anche monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania, durante le passate edizioni dei festeggiamenti agatini.
“Troppi bambini armati – si legge – Invece di giocare nei campi da calcio, invece di mangiare una pizza un panino con una bella birra davanti, si armano e sparano senza consapevolezza, senza un minimo di ritegno. Questa è follia non si può morire a 21 anni per una storiella”, è solo uno dei tanti commenti sui social.
Sui social si discute, appunto con sgomento. “Si spara e si può uccidere per la ragazza contesa. Insomma, la propria proprietà, alias la donna, difesa a colpi di pistola. E, purtroppo, non è un caso limite e non riguarda solo Catania” si legge in una delle bacheche.
“Da catanese rimango basita, sconcertata, come si può ammazzare e morire così”, come si può?” Questo è un altro pensiero proveniente dalla rete.