PALERMO – Mentre in Italia medici e infermieri lottano per salvare gli anziani da un virus killer, qualcuno a Palermo, dentro una casa di riposo, li picchiava e li umiliava. Che orrore. Non c’era umanità né dignità dentro l’appartamento al civico 112 di via Emerico Amari.
I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, coordinati dalla Procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Anna Battaglia, hanno arrestato sei persone, tutte donne. Il giudice per le indagini preliminari ha contestualmente disposto il sequestro preventivo della società che gestisce la casa di riposo “Bell’aurora”. La struttura rappresenterebbe il profitto dei delitti di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio.
In carcere finiscono Maria Cristina Catalano, 57 anni, amministratrice di fatto e già referente delle società precedentemente fallite che hanno gestito la casa di riposo Aurora dal 1992, e le persone che lavoravano con lei: Vincenza Bruno, 35 anni, Anna Monti, 53 anni, Valeria La Barbera, di 28, Antonina Di Liberto, 55 anni (il suo compagno percepiva il reddito di cittadinanza che è stato sospeso), Rosaria Florio, di 42.
Ad una società ne è subentrata un’altra e un’altra ancora. Al termine della catena di fallimenti il passivo ha raggiunto una cifra vicina al milione di euro. Catalano avrebbe individuato delle “teste di legno” che formalmente gestivano la casa di riposo. Le indagini dei finanzieri del Gruppo tutela mercato capitali hanno raccolto anche le dichiarazioni di ex dipendenti della struttura.
Sono state le immagini delle telecamere a svelare l’orrore. Anziani presi a calci e schiaffi, bastonati con la scopa, brutalmente zittiti e legati sulla sedia rotelle. Uno di loro, esasperato, ha pure minacciato di lanciarsi dal balcone. Chiedevano aiuto e li picchiavano, li costringevano ad urlare “faccio schifo” per il fatto di avere disturbato le badanti durante la notte.
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Le immagini sono inequivocabili, così come le frasi registrate: “Se tu ti muovi di qua io ti rompo una gamba cosi la smetti, o zitta, muta”; “Devi morire, devi buttare il veleno là”, “per quanto mi riguarda può crepare”.
Emblematica della crudeltà sono la parole pronunciate da Catalano: “Ti dico che io in altri periodi avrei aspettato che moriva perché già boccheggiava… io lo ripeto fosse stato un altro periodo non avrei fatto niente l’avrei messa a letto e avrei aspettato. Perché era morta”.
Il giudice per le indagini preliminari Fabio Pilato ha valutato “l’urgenza di interrompere un orrore quotidiano”, evidenziando come “l’indole criminale e spietata degli indagati impone l’adozione della misura della custodia cautelare in carcere, ritenuta l’unica proporzionata alla gravità ed all’immoralità della condotta e l’unica idonea a contenere la disumanità degli impulsi”.
Disposta la nomina di un amministratore giudiziario con esperienza specifica nel settore per assicurare la prosecuzione dell’attività con personale qualificato e fornire adeguata assistenza agli ospiti della struttura.
Asp e 118 hanno predisposto un piano di accertamenti mirati alla tutela degli anziani, nel rispetto e con le cautele imposte dalle norme vigenti in relazione all’emergenza Coronavirus.
“La guardia di finanza, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo – spiega il colonnello Gianluca Angelini – continua a operare quale polizia economico-finanziaria a forte vocazione sociale, assicurando, soprattutto in questo periodo di grave emergenza sanitaria con cui si sta misurando il nostro Paese, la tutela gli operatori economici, dei lavoratori onesti e rispettosi delle regole e delle fasce più deboli ed esposte a rischio della popolazione”.