Appalti, al "varo" il nuovo codice |Corradino: "Ecco cosa cambia" - Live Sicilia

Appalti, al “varo” il nuovo codice |Corradino: “Ecco cosa cambia”

Il magistrato catanese, componente dell'Anac, illustra i dettagli della riforma. I pilastri fondanti sono "trasparenza e flessibilità". Rafforzati i poteri dell'Anticorruzione. "Potrà sospendere le gare".

CATANIA – Il codice degli appalti cambia. Cambia in maniera radicale. Due sono le direttrici su cui si muove il nuovo strumento normativo: trasparenza e flessibilità. La bozza di legge è stata redatta da una commissione governativa composta da diciannove persone: una di queste è Michele Corradino, magistrato catanese dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione). “Non si tratta di una piccola modifica normativa, viene cancellato il vecchio codice degli appalti e ne viene iscritto uno completamente nuovo” – spiega Corradino. L’obiettivo è dare impulso agli appalti che “devono diventare un pezzo importante della strategia di politica economica del Paese”.

L’incontro al Consiglio dei Ministri per l’approvazione del nuovo codice degli appalti è previsto la prossima settimana. Un piccolo step verso la completa approvazione: prima che diventi legge infatti ci deve essere un passaggio in due commissioni parlamentari, poi al Consiglio di Stato e alla Corte dei Conti. La scadenza per l’entrata in vigore del nuovo codice è il 16 aprile 2016. La data è quella imposta dalla legge per l’attuazione delle direttive europee in materia di appalti.

Corradino parla di una nuova filosofia degli appalti, che si muove su quelle direttrici di “trasparenza e flessibilità”. Partiamo dunque dalla trasparenza. “La novità assoluta è quella della qualificazione delle stazioni appaltanti”. In parole povere le amministrazioni che possono bandire le gare. In questo momento in Italia “non siamo nemmeno in grado di sapere quante sono”. Secondo un rapporto sarebbero 36 mila, ma nella realtà invece si parla di 120 mila. Numeri che rendono “assolutamente impossibile i controlli”. “Le stazioni appaltanti – afferma Corradino – vengono ridotte sotto due profili. Innanzitutto vengono accorpate. Saranno molto poche in Italia, addirittura si parla di un obiettivo di 200 stazioni appaltanti. Ovviamente sono troppo poche”. Potrebbero, dunque, arrivare a 1000. Una riduzione considerevole comunque se si pensa al dato iniziale di 120 mila. “Ci saranno delle grandi stazioni appaltanti” – spiega ancora il magistrato. “Questo abbasserà i costi in maniera considerevole”.

Ma il rischio non è la moria delle piccole imprese? “Questa è la grande contestazione che viene fatta – risponde Corradino – perchè c’è il rischio che vince soltanto il grande. Si dice che si potrebbe creare un vero e proprio monopolio della domanda. Però nelle direttive c’è uno strumento correttivo che prevede la tutela della piccola e media impresa. Una di queste misure per bilanciare è la suddivisione in lotti. E’ previsto espressamente che le amministrazioni debbano suddividere e affidare a più imprese”.

Un altro punto rivoluzionario è la qualificazione. Un’amministrazione per poter bandire dovrà essere qualificata. “Dovrà essere iscritta in un elenco dell’Anac e per poter essere iscritto in questo albo dovranno dimostrare la preparazione dei loro dirigenti”- spiega Corradino. La “preparazione” sarà certificata dall’Anac.

Un altro passo verso la trasparenza è il divieto (in due casi) dell’affidamento diretto degli appalti (appalto senza gara) attraverso la normativa in deroga. Le tre ipotesi oggi previste in Italia per la normativa in deroga sono tre: per le opere molto importanti (esempio il G20 o il Cara di Mineo), quando si ha fretta (quanto accaduto per l’Expo di Milano) e per le calamità naturali. “Oggi vengono vietate le prime due”- afferma Corradino.

Il nuovo codice degli appalti poi si muove anche per il “controllo” delle varianti. Se l’impresa nel corso dei lavori trova un ostacolo che comporta costi non previsti (sorprese geologiche), l’ente appaltante fa una variante al bando e il prezzo lievita. “Nel 90% dei casi – spiega Corradino dell’Anac – l’importo della variante è esattamente identitico a quello del ribasso d’asta. Le varianti invece vengono ridotte e inoltre bisognerà motivarle. Ci sarà la responsabilità di chi appalta il progetto”. “Le due cose più criminogeni che abbiamo nel nostro Paese sono proprio le varianti e le normative in deroga” – aggiunge il magistrato.

Infine ci sarà il rafforzamento dei poteri dell’Anac, che sarà al centro del sistema degli appalti. Il regolamento non ci sarà più e sarà sostituito dalle linee guida. Corradino presiede la Commissione che si occupa della stesura. E inoltre l’Anac avrà il potere di sospendere la gara. Le norme dell’Anticorruzione saranno vincolanti.

Sulla flessibilità ci sono due strumenti importanti di cui potranno dotarsi le amministrazioni. Le consultazioni preliminari di mercato e il debàt public. Insomma le imprese, il mercato e i cittadini potranno diventare parte attiva nella costruzione di un bando. “Ora dobbiamo capire come fare per far sì che questo sia uno strumento di innovazione di sviluppo e di competitività del Paese e non di anticamera del crimine” – si interroga Corradino. Si dovrà registare ogni incontro tra amministrazione e impresa, si dovrà verbalizzare e ogni relazione dovrà essere caricata su internet, in modo che ognuno potra leggere e consultare. “Flessibilità” sì, ma tutto nella massima “trasparenza”. Un tracciato che dovrebbe portare alla responsabilizzazione degli enti. Un cambio di rotta culturale radicale. E’, infatti, questa la vera sfida: il cambio di passo culturale.


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