Appalti, Cuffaro a Sammartino: "Vuoi fare questo sfregio a me?"

Intercettazioni, Cuffaro a Sammartino: “Vuoi fare questo sfregio a me?”

Le indagini della Procura di Palermo

PALERMO – “Vuoi fare questo sfregio a me a Palermo?”. “Non voglio fare questo sfregio”. Occhi negli occhi, Totò Cuffaro chiede, Luca Sammartino risponde. Il 27 febbraio del 2024 i due big della politica siciliana, alleati di ferro, sono nella casa dell’ex presidente della Regione. Dietro una porta, c’è Giovanni Giuseppe Tomasino, direttore generale del consorzio di bonifica Sicilia occidentale della Regione.

Il suo ruolo nell’Ente è in bilico per le intenzioni dell’assessore all’Agricoltura Sammartino, Tomasino è una pedina importante – secondo i magistrati – del sistema di gestione degli appalti finito nel mirino della Procura di Palermo. In ballo ci sono 280 milioni di euro da affidare al Consorzio e Tomasino dovrebbe scegliere i componenti delle commissioni di gara.

Una vicenda complessa, che non vede Sammartino indagato, ma le conversazioni sono ritenute significative dai magistrati per delineare il ruolo di Cuffaro e Tomasino: per entrambi sono stati chiesti gli arresti domiciliari, insieme ad altri 16 indagati.

Cuffaro e lo scontro con Sammartino

Quattro ottobre del 2023, Tomasino confida a Cuffaro che l’assessore Sammartino vuole sostituirlo. A poco serve una proposta di modifica del testo che regolamenta i consorzi di bonifica, firmata da Carmelo Pace, capogruppo della Dc all’Ars. Alcuni mesi dopo, nel febbraio del 2024, gli investigatori annotano che il commissario straordinario dell’ente, Baldassare Giarraputo, solleva dubbi sui poteri di nomina dei membri nelle commissioni di gara da parte di Tomasino.

Il direttore generale ha rinunciato, anni prima, a presiedere le commissioni degli appalti, conservando il potere di selezione dei componenti. Una scelta non casuale, scrivono i magistrati, “condivisa con Cuffaro”, per evitare le incompatibilità: uno scopo “utilitaristico” si legge negli atti. E l’ex governatore “manifestava entusiasmo”.

Cuffaro ‘furioso’ con Sammartino

Nel febbraio del 2024, però, la tensione è alle stelle. “Se lui – dice Cuffaro riferendosi a Sammartino – vuole continuare su questa strada io comincerò a rompergli i coglioni… ora a fare dichiarazioni sulla stampa… facciamo un poco di bordello… perché è chiaro che non gliela possiamo fare passare… cioè ci perdiamo di dignità… incompr… (ride ndr)… un consorzio pieno che si vede arrivare sta cosa… cioè questo ci espropria di competenze“.

Cuffaro è furioso: “Noi confronti del nostro direttore…apriamo la guerra!”.

A questo punto Carmelo Pace chiama Sammartino e lo ‘convoca’ nella casa di Cuffaro. L’ex governatore sottolinea che in ballo ci sono “ingenti fondi pubblici” e Tomasino conferma lo stanziamento di 280 milioni di euro. Col direttore generale, il segretario della Dc ha un rapporto molto stretto. Lo invita, secondo la ricostruzione, ad ascoltare “di nascosto”, la conversazione con Sammartino, è uno scontro tra poteri. Il dirigente conferma: “Io mi nascondo là, a lite va a finire qua, pure se ci sono io, non vuole ragione”.

Sammartino a casa di Totò

L’assessore all’Agricoltura arriva nella casa di Cuffaro intorno alle 20, inizia subito contestando, nel merito, la rinuncia ‘ex ante’ di Tomasino alla presidenza delle commissioni. Poi taglia corto, gettando acqua sul fuoco: “In un rapporto tra me e te, una minchiata!”.

Ma Cuffaro è determinato, sa che il dirigente sta ascoltando e mostra i muscoli. “No – risponde – questa cosa inciderà parecchio, te lo posso…”. Sammartino prova a tranquillizzarlo: “Se tu sei convinto di questo, però, non ti puoi convincere della tua ragione Totò…perché se vuoi mettere in discussione l’amicizia mettiamola in discussione su una minchiata! Mettila!”.

Cuffaro “grida”, annotano i carabinieri del Ros: “Vuoi fare questo sfregio a me a Palermo?”. E Sammartino nega: “Non voglio fare questo sfregio”. “Me lo stai facendo”, rilancia Totò.

“Luca non hai capito!”

L’ex presidente della Regione non si ferma e parla delle conseguenze sul piano politico: “Luca non hai capito! Io se tu non torni indietro non è ti scasso la minchia…sui consorzi di bonifica! Io te la scasso su tutto! Forse non l’hai capito!”.

Sammartino prova a giustificarsi. Ma Cuffaro non si ferma: “Io da oggi in poi faccio l’assessore all’Agricoltura…ti rompo i coglioni su tutto, tu non l’hai capito, te lo stai cercando”. “Eh – esclama l’assessore – io l’ho capito cosa vuoi tu!”. “Tu ti stai cercando gratuitamente uno che è stato amico tuo sino all’inverosimile e ci stai facendo una questione di principio contro! Buon lavoro!”.

I magistrati annotano che il modo in cui Cuffaro descrive Tomasino “è rilevante”, e parlano dell’incredulità di Sammartino: “Totò sei sempre parli sempre di una cosa io ti avevo chiamato solo…purtroppo hai una cosa sola in testa”.

Totò e ‘l’avventura complicata’

L’assessore leghista chiede a Cuffaro se Renzi gli abbia concesso il simbolo. A quel punto l’ex governatore racconta delle sue disavventure giudiziarie. “Io ho avuto un’avventura complicata nella mia vita…che mi ha tenuto lontano 5 anni, fammele dire le cose ogni tanto e in questi 5 anni io ho misurato le persone che mi sono rimaste vicine. Perché? Perché sono rimaste vicine alla mia famiglia, che sono rimaste vicino a mia moglie, che non l’hanno lasciata sola una sola settimana, hai capito?”.

“Una di queste persone tu devi sapere è stato Gigi Tomasino … quindi quando io ti chiedo una cosa su Gigi e te la chiedo per amicizia…non puoi far finta di non capire perché io, dopo le cose che ha fatto per la mia famiglia, lo difenderò ad oltranza…lo capisci che lo devo difendere…perché mi rimane…”. Sammartino cambia tono e desiste dai suoi propositi: “Questo ti fa onore”.

“Il nostro direttore”

I magistrati collegano le intercettazioni con Sammartino a quelle con Ignazio Abbate, deputato regionale della Dc. Cuffaro definisce Tomasino “Il nostro direttore”. Quest’ultimo nel marzo del 2024 conferma a Cuffaro di aver ricevuto “il documento”, il nuovo testo con le modifiche “pretese dai tre indagati”, scrivono gli inquirenti, “ovvero che al direttore generale del consorzio spettasse anche il potere di nomina dei commissari di gara, oltre che di presidenza delle commissioni”.

Cuffaro viene definito come il “padre padrone dell’Ente, pur essendo privo di ogni qualsivoglia titolo che gli conferisse tale potestà decisionale”, esprimendo la possibilità di non nominare, nelle gare, il commissario Giarraputo. “Ne possiamo fare due, tre, quattro – dice Tomasino – poi mi darai tu le priorità, è giusto”. Un ‘elenco’ lo avrebbe portato Pace. “Si trattava di un elenco di operatori economici da favorire nello svolgimento o nella indizione di future gare d’appalto, in quanto “gente disponibile””, annotano gli investigatori.

Tomasino viene ritenuto “centrale nelle strategie criminose del Cuffaro”. Archiviato lo scontro con Sammartino, l’ex governatore sceglie di non candidare il burocrate alle europee “per non perdere il referente determinante all’interno del Consorzio di bonifica”. Ma gli investigatori registravano tutto da tempo.


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