Appalto ospedaliero a Trapani |In 65 perdono il lavoro - Live Sicilia

Appalto ospedaliero a Trapani |In 65 perdono il lavoro

Mimma Calabrò, segretario Fisascat Cisl

"Scade l'appalto e l'impresa taglia il personale", spiega Mimma Calabrò della Fisascat (nella foto).

ALLARME DELLA FISASCAT
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PALERMO – Logistica Ospedaliera ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per 65 addetti dei servizi integrati situati nei presidi ospedalieri dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani. Il 31 agosto prossimo scadrà l’appalto e i lavoratori sono considerati in esubero.

A lanciare l’allarme è Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl Palermo-Trapani che spiega: “La società ha avviato la procedura di licenziamento collettivo che riguarda tutto il personale impiegato nei presidi ospedalieri dislocati sul territorio della provincia di Trapani. Qualche giorno prima dell’avvio della procedura siamo stati ricevuti dal direttore generale dell’Asp di Trapani, Fabrizio De Nicola. Già in quella occasione avevamo appreso che non era intenzione dell’Ente procedere con una proroga né tanto meno pubblicare un altro bando per l’affidamento dei servizi. Una doccia fredda per i lavoratori che hanno visto di colpo svanire le speranze sul loro futuro lavorativo”.

“Sembrerebbe, infatti, che sia intenzione dell’Asp – prosegue la nota della Fisascat – attingere per scorrimento di graduatoria da un bacino di persone da assumere, almeno inizialmente, a tempo determinato. Pur registrando favorevolmente che si daranno opportunità a persone che probabilmente sono fuori dal mercato del lavoro da anni – continua la nota – riteniamo che la nuova occupazione non debba e non possa passare dalla perdita di professionalità già acquisite. Pur comprendendo la necessità di attuare strategie di razionalizzazione delle risorse, attraverso processi di internalizzazione dei servizi, rivendichiamo la salvaguardia dei lavoratori occupati già negli appalti. Invece di tagliare posti di lavoro, le amministrazioni pubbliche dovrebbero pensare a sviluppare servizi che siano produttivi e nei quali poter utilizzare i lavoratori attualmente occupati, fornendo loro anche percorsi di riqualificazione professionale. Una terra come la nostra di certo non può permettersi né di creare altri bacini di disoccupati né di aggravare ulteriormente la spesa pubblica attraverso l’erogazione di ammortizzatori sociali che non possono essere intesi come ‘panacea’ di tutti i mali. Il dramma riguarda lavoratori che percepiscono poche centinaia di euro al mese. È dovere delle Istituzioni e delle parti sociali trovare soluzioni che tutelino le fasce più deboli della società attraverso strategie che scongiurino il pericolo di innescare meccanismi di macelleria o, ancor peggio, cannibalismo sociale”.

 

 


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