ROMA – Luca Parnasi, signore del cemento ed ex proprietario di gran parte delle aree del Corso dei Martiri di Catania, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di corruzione. Il giovane rampollo di una delle più potenti famiglie di immobiliaristi romani è accusato di corruzione: avrebbe lubrificato i rapporti con la politica con denaro, in cambio di favori.
Il 19 novembre del 2015, Parnasi ha presentato a Milano il master plan del nuovo Corso dei Martiri di Catania, che prevede la realizzazione di hotel di lusso e abitazioni: un affare da 300milioni di euro.
In quel momento Parnasi è amministratore delegato del gruppo Parsitalia, colosso immobiliare che si occupa dello sviluppo di grandi progetti. Ma Parsitalia ha un problema, è strangolata dai debiti che, nel 2016, sfiorano i 300milioni di euro.
LA CESSIONE – Parnasi cede, lo stesso anno, un gruppo di società a Capital Dev, altro colosso di proprietà, però, di Unicredit. Tra queste c’è l’immobiliare Istica, molto vicina storicamente al Vaticano e proprietaria di gran parte delle aree del Corso dei Martiri di Catania.
IL RISANAMENTO – La storia del risanamento di San Berillo è strettamente legata al piano di edificazione, scaduto – secondo illustri avvocati ed esponenti politici – da diversi decenni, ma ritenuto “vigente” da tre “saggi” nominati dall’allora sindaco Umberto Scapagnini. La vigenza del Piano comporterebbe il rischio, del Comune, di soccombere in una controversia giudiziaria, per questo l’amministrazione cede piazze e strade ai costruttori rendendole edificabili. I tre saggi che attestano la vigenza del Piano di edificazione sono Augusto Fantozzi (già ministro delle Finanze del governo Dini), Nicolò Zanon, costituzionalista e membro laico del Csm e Giovanni Pellegrino, senatore dei Ds noto come difensore di Cesare Previti.
L’ACCORDO – I privati nella campagna elettorale del 2008 siglano l’accordo di edificazione con l’amministrazione comunale di catania, retta dal commissario Vincenzo Emanuele. A rappresentare i costruttori è Andrea Scuderi, amministrativista di grido già candidato alla presidenza della provincia di Catania per il centrosinistra, oltre che collega di studio e zio di Giuseppe Berretta, ex deputato del Pd ed ex sottosegretario alla Giustizia.