Assalto al cellulare | Un morto, boss evaso - Live Sicilia

Assalto al cellulare | Un morto, boss evaso

Un commando armato ha assaltato un furgone della polizia penitenziaria su cui viaggiava Domenico Cutrì (nella foto), che scontava una pena all'ergastolo per l'uccisione di Luckasz Kobrzeniecki, un polacco di 22 anni freddato a colpi di pistola nel 2006 a Trecate (Novara).

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GALLARATE (VARESE) – Un commando armato poco dopo le 15 ha assaltato un furgone della polizia penitenziaria a Gallarate (Varese), in via Milano, vicino al Tribunale e ha liberato un detenuto. Uno dei banditi che hanno partecipato all’evasione del detenuto è morto: il suo corpo è stato scaricato da un’auto davanti all’ospedale di Magenta, nel milanese. Si tratta del fratello del detenuto evaso, Antonino Cutrì. L’uomo è stato colpito da pallottole durante la sparatoria.

Domenico Cutrì, evaso a Gallarate, scontava una pena all’ergastolo per omicidio. L’uomo era stato condannato in appello per l’uccisione di Luckasz Kobrzeniecki, un polacco di 22 anni freddato a colpi di pistola nel 2006 a Trecate (Novara). Cutrì, secondo le accuse, era al volante dell’auto da cui partirono gli spari che la notte del 15 giugno di otto anni fa uccisero la vittima. Arrestato tre anni dopo, si è sempre professato innocente. La condanna in primo grado nel luglio 2011. Cutrì, sempre secondo l’accusa, fece eliminare Kobrzeniecki perché riteneva che avesse fatto delle avances alla sua fidanzata. A compiere materialmente l’omicidio Manuel Martelli, condannato nell’ottobre 2012 a 16 anni di carcere con il rito abbreviato. Tre anni per lo stesso omicidio a Luca Greco, imputato di favoreggiamento (avrebbe intralciato le indagini e fornito un alibi fasullo a Cutrì). Nel processo d’appello a favore di Cutrì, difeso dall’avvocato Giulia Bongiorno, testimoniò una donna di origini calabresi, sostenendo che all’ora del delitto avevano avuto un appuntamento galante nell’abitazione di Cutrì. Una versione emersa soltanto a distanza di anni, perché la donna temeva che il marito potesse scoprire quella relazione clandestina. L’alibi, però, non convinse il procuratore generale di Torino Vittorio Corsi, che dispose ulteriori accertamenti. A smontarlo le testimonianze del titolare e del portiere di un albergo di Vittuone (Milano), dove l’uomo si trovava realmente come hanno poi confermato anche i registri dell’hotel.

Nell’assalto del commando hanno subito lievi ferite due agenti di polizia, che ora sono ricoverati per accertamenti al pronto soccorso dell’ospedale di Gallarate. C’è stata una sparatoria ma, secondo le ricostruzioni, le ferite non sono provocate da colpi d’arma da fuoco. Infatti gli assalitori hanno aggredito gli agenti mentre stavano per uscire dal Tribunale di Gallarate, favorendo la fuga del complice. Uno dei due agenti, spinto dalle scale ha riportato un trauma cranico. L’altro ha dei problemi agli occhi perchè i malviventi hanno usato uno spray urticante. Non è stato ancora precisato il numero degli assalitori, arrivati su due auto, una delle quali abbandonata, con a bordo armi. La polizia ha comunque diramato le caratteristiche dell’auto usata per la fuga dai banditi: una C3 di colore nero targata EM 197 ZE.

(ANSA)


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