PALERMO- “AstraZeneca è un ottimo vaccino, travolto da errori di comunicazione che hanno creato panico e insicurezza senza un reale motivo”. Il professore Antonello Giarratano, membro del Comitato tecnico scientifico siciliano, chiacchiera, via auricolare, mentre rientra a casa in moto dopo una giornata divisa tra ospedale e lezione universitaria, un segno di ritorno alla normalità. Gli chiediamo di AstraZeneca, cioè di Vaxzevria, secondo la nuova nomenclatura. L’Aifa ha pubblicato uno studio tutto sommato rassicurante di cui è stato mediaticamente sottolineato “il margine d’incertezza” sulle seconde dosi. “Ma si ha – dice il professore – un margine di rischio su tutte le medicine che si assumono. Lo vuole sapere qual è la percentuale di rischio di trombosi?”.
Dica, professore.
“Tre casi su un milione. Ha capito? Tre casi su un milione. E parliamo di prime dosi, con le seconde scendiamo a un caso su un milione”.
Lei con il suo gruppo ha partecipato a uno studio nazionale molto importante che si è basato anche sulle autopsie. Cosa sappiamo in più?
“I nostri studi provengono da una attività medico-legale coordinata dal professore Cristoforo Pomara svolta per cinque Procure Italiane su cinque pazienti il cui decesso veniva attribuito al vaccino. Il comune cittadino lo sa che una persona che fuma quindici sigarette al giorno rischia la trombosi mille volte di più di un vaccinato di AstraZeneca ? Lo stesso vale per gli obesi, gli ipertesi senza controllo. Parliamo di un prodotto che possiamo definire sicuro”.
Infatti, l’Aifa definisce le seconde dosi, appunto, sicure…
“Esatto. In due studi da noi appena pubblicati su due autorevoli riviste internazionali (Haematologica e Diagnosis) abbiamo verificato la estrema rarità, appunto statisticamente tre per milione di vaccinati, di queste reazioni che peraltro precocemente ormai riconoscibili con semplici esami possono essere controllate”.
Insisto: cosa sappiamo in più?
“Che in questi rarissimi casi si è innescata la cosiddetta VITT, la sindrome, me lo lasci ripetere sempre, rarissima, che causa la trombocitopenia, la carenza di piastrine che provoca prima trombosi e poi l’emorragia. Ma parliamo di una possibilità infinitesimale, inferiore persino al rischio di viaggiare in macchina su strade poco sicure o, per restare sulla salute, al pericolo che si corre a non correggere il sovrappeso”.
Cosa va fatto allora?
“Per eliminare il rischio escludiamo dalla vaccinazione con AstraZeneca i pazienti più fragili, con problemi di obesità o con patologie cardiovascolari, per esempio. Ripeto: questo vaccino è stato travolto da una comunicazione sbagliata anche a livello nazionale che non ha chiarito che ogni sostanza somministrata anche, per dire, una banale aspirina, può essere gravata da una percentuale di reazioni avverse”.
Esami del sangue prima della somministrazione? Li consiglia?
“No, non servono a niente. Se uno è proprio ansioso, un emocromo dopo dieci o quindici giorni ma solo se sei a rischio o accusi sintomatologia. Ci sono delle precise linee guida”.
E che dicono?
“Che ormai conosciamo il problema e, nonostante la sua estrema rarità, siamo in grado di affrontare tali eventi avversi
Possiamo tranquillizzare chi dovrà ricevere la seconda somministrazione di AstraZeneca?
“Sì. La VITT si può verificare nella seconda somministrazione con una probabilità dieci volte inferiore alla prima. Parliamo di nulla. Piuttosto, se uno è fumatore, farebbe meglio a smettere. Non vorrei che in caso di trombosi la attribuisse erroneamente al vaccino”.