Attività produttive, nomine e affari | Per 8 anni ha comandato Montante - Live Sicilia

Attività produttive, nomine e affari | Per 8 anni ha comandato Montante

Venturi, Vancheri, Lo Bello: per gli inquirenti tutti rispondevano all'ex leader della Confindustria siciliana.

Il caso Montante
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PALERMO – Era il 7 luglio del 2009 quando un esponente della Confindustria siciliana Marco Venturi metteva piede nel governo della Regione con la delega alle Attività produttive. Quell’assessorato che, con due diversi presidenti della Regione, è rimasto ininterrottamente nella sfera della Confindustria siciliana fino alla fine dell’anno scorso. Quando Venturi, all’epoca noto per l’impegno antiracket della Confindustria nissena, entrò in giunta, politicamente fu ascritto all’influenza di Beppe Lumia del Pd, grande regista del ribaltone di Raffaele Lombardo che portò all’allontanamento della giunta di Udc e di un pezzo di Forza Italia. Ma a spingere la nomina di Venturi, si legge nell’ordinanza che ha portato agli arresti domiciliari di Antonello Montante, sarebbe stato allora proprio l’imprenditore di Serradifalco, inseparabile compagno di strada di Venturi per lunghi anni prima che questi diventasse il suo grande accusatore. “In sostanza la mia nomina ad assessore nel governo Lombardo avvenne su indicazione di Montante”, ha raccontato Venturi agli inquirenti, riferendo che fu proprio Montante a parlargli del suo possibile ingresso in giunta nel maggio del 2009, “dicendomi altresì, che il senatore Lumia mi avrebbe dato la sua copertura politica”.

Ieri si è appreso dell’indagine a carico dei due assessori che successero a Venturi, Linda Vancheri e Mariella Lo Bello. Entrambe sarebbero state piazzate in quel posto da Montante, entrambe sono state invitate a presentarsi per essere interrogate dai pm nisseni, proprio come l’ex presidente Rosario Crocetta.

È l’ultimo capitolo di una storia di potere. Iniziata proprio con la nomina di Venturi. Dopo anni di quasi irrilevanza, la Confindustria siciliana ritornava in quel periodo lobby potente, sulla spinta del grande risalto mediatico ottenuto dalla svolta “legalitaria” portata avanti dall’allora presidente Ivan Lo Bello. Negli anni, però, l’antimafia-lobby di Confindustria si radicò saldamente nel Palazzo, occupando anche cariche di sottogoverno e, come emergerebbe dall’indagine di Caltanissetta, condizionando la vita istituzionale regionale ben oltre le più o meno ordinarie dinamiche lobbistiche tra associazioni imprenditoriali e politica.

Che esponenti confindustriali assumessero incarichi politici non era un’anomalia siciliana. Negli ultimi anni a Roma ci sono stati più ministri provenienti dal mondo confindustriale, come Piero Gnudi con Mario Monti, lo stesso Carlo Calenda, già dirigente di Confindustria ma poi passato alla politica, e Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico con Matteo Renzi, che si dimise per lo scandalo mediatico-giudiziario che travolse il compagno siciliano Gianluca Gemelli, poi finito in buona parte in una bolla di sapone. In Sicilia, però, da quanto emerge dai racconti e dalle intercettazioni dell’inchiesta nissena, il ruolo dell’uomo forte di Confindustria sarebbe stato particolarmente invasivo. E, secondo le ipotesi degli inquirenti, con profili di illiceità.

Secondo la procura, Montante avrebbe “via via esteso la propria reticolare rete di rapporti sino anche a sedere, per il tramite di soggetti di sua fiducia che avevano condiviso l’originaria scalata alla locale associazione degli industriali, all’interno degli ultimi due governi regionali”. Una presenza, quella dei fedelissimi in giunta, che dopo l’uscita di scena di Venturi, dimessosi in rotta con Lombardo poco prima del voto, proseguì nel governo di Rosario Crocetta. L’ordinanza che ha disposto la misura cautelare per l’imprenditore richiama anche le dichiarazioni di Giampiero D’Alia che riferì come fu proprio Montante a convincere l’Udc a sostenere la candidatura dell’ex sindaco di Gela in un incontro all’hotel Villa Igea di Palermo, vestendo i panni di kingmaker del futuro governatore. Che alle Attività produttive nominò assessore Linda Vancheri, che aveva lavorato per Confindustria e che a Montante era molto vicina, come raccontano anche le indagini della Squadra mobile nissena. E quando anche quest’ultima uscì di scena dimettendosi, ecco la nomina di Mariella Lo Bello, che secondo le indagini avrebbe anch’essa la paternità di Montante. Anzi, sulla base di intercettazioni ambientali, secondo gli inquirenti sarebbe evidente come sia Mariagrazia Brandara sia la Lo Bello (entrambe indagate, si è appreso ieri) “fossero state nominate, rispettivamente, commissario ad acta dell’Irsap ed assessore alle Attività Produttive nel nuovo governo Crocetta proprio grazie all’interessamento del Montante”. Con loro, l’imprenditore si vantava di non aver “mai fatto sbagliare una mossa” a Crocetta, intendendo riferirsi alle nomine politiche da questi effettuate durante la sua azione di governo, scrivono i magistrati.

Un lungo ciclo che ha avuto sempre come epicentro l’assessorato alle Attività produttive (all’Industria quando arrivò Venturi, poi cambiò nome allargando le sue competenze). Un ganglio strategico per il mondo imprenditoriale siciliano, da cui passano finanziamenti e nomine ma non solo. Dall’Assessorato, infatti, è passata quella riforma dei consorzi Asi, quelli che gestiscono le aree industriali siciliane, che già nel colloquio con Montante riferito agli inquirenti da Venturi sarebbe stata ritenuta strategica. “Accussì cumannamu chiossai”, avrebbe detto Montante a Venturi, secondo il racconto di quest’ultimo commentando la bozza di riforma che assegnava un maggior peso alle associazioni di categoria nella governance del nuovo Irsap che avrebbe preso il posto dei consorzi Asi, centralizzando il governo delle aree.

Attorno a quell’Irsap si combatterono guerre di potere significative. Alcune evidenti, altre sotterranee. Le prime quelle che ruotarono attorno alla nomina di Alfonso Cicero, uomo dell’entourage di Venturi e Montante, a guida dell’ente. La vicenda infiammò il dibattito politico e fu anche oggetto di una mozione di sfiducia a Linda Vancheri. Sotterranee, invece, rimasero le presunte manovre volte a far fuori successivamente lo stesso Cicero da quella poltrona, vicenda che segnò i rapporti con Montante dei suoi due vecchi amici, che si trasformarono nella seconda metà del 2016 nei suoi grandi accusatori. Su questa svolta ci si sofferma a lungo nell’ordinanza. “Non può, tuttavia, nella specie omettersi di rilevare che in atto il compendio probatorio acquisito evidenzia degli elementi significativi che lasciano fondatamente ipotizzare che anche il Venturi possa essere stato parte attiva di quel sistema di potere ideato dal Montante – osserva il giudice  – ed abbia contribuito, con la sua condotta, ad alimentarlo, condividendo, fino ad un certo momento, i progetti e le finalità da quest’ultimo perseguite”. Altrove nell’ordinanza si afferma che Cicero e Venturi siano stati, fino alla loro presa di distanza e alle loro dichiarazioni decisive per le indagini e valutate come attendibili, “strumenti, sia pure conniventi, nelle mani del Montante senza però condividere gli illeciti scopi cui erano preordinate quelle condotte”. In questo senso, ad esempio, gli inquirenti ricordano alcune nomine fatte da Cicero quando era ai vertici dell’Irsap su richiesta di Montante, come quella della moglie di Giuseppe D’Agata, l’ex comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta poi capocentro alla direzione investigativa antimafia di Palermo. Maria Rosaria Battiato fu nominata presidente dello Ias, Industria acqua siracusana (l’ente che si occupa dello smaltimento dei fanghi industriali).

Il controllo di Montante sull’assessorato nelle gestioni di Vancheri e Lo Bello è dato per assodato dagli inquirenti. Che inseriscono nell’ordinanza anche un episodio di presunte pressioni esercitate sul dirigente generale dell’assessorato, l’indagato Alessandro Ferrara, per incrinare la credibilità di Cicero e Venturi dopo le loro denunce. E solo due mesi fa gli agenti della Squadra mobile di Caltanissetta si presentarono in assessorato per raccogliere una montagna di documentazione relativa proprio all’attività degli ultimi anni, a riprova dell’attenzione rivolta dagli inquirenti a quanto accaduto in questi anni nel fortino confindustriale del potere.


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