Auguri al nuovo sindaco, ma staremo con gli occhi spalancati - Live Sicilia

Auguri al nuovo sindaco, ma staremo con gli occhi spalancati

Non possiamo permetterci un tragico ritorno al passato
SEMAFORO RUSSO
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3 min di lettura

Non abbiamo notato Roberto Lagalla, nuovo sindaco di Palermo, esultare platealmente durante la sua prima conferenza stampa da vincitore. Sarà una questione di carattere personale ma crediamo siano altre le ragioni della sobrietà mostrata dinanzi ai microfoni dal successore di Leoluca Orlando. Perché Lagalla lo sa.

Lagalla lo sa che è il sindaco di una minoranza della minoranza dei palermitani che in massa si sono astenuti (c’entrano poco il richiamo del mare e la partita, assai l’ormai profondo scollamento tra la gente e la politica, i partiti e le istituzioni). Lagalla lo sa, al contempo, che pure gli astenuti (in teoria non avrebbero diritto di lamentarsi) lo aspettano al varco per vedere risolti,  d’incanto, i numerosi problemi della città. Lagalla lo sa che le responsabilità delle emergenze panormite in minima parte sono ascrivibili all’amministrazione uscente mentre dovrà affrontare, almeno nell’immediato, l’assoluta carenza di risorse finanziarie (complice una vergognosa evasione fiscale) e umane.

Comuni a secco

I comuni sono a secco, indipendentemente dalla pandemia e dalle guerre, a causa della mania compulsiva di tagliare progressivamente i trasferimenti statali e regionali agli enti locali, e non hanno più dirigenti, funzionari e impiegati. Lagalla, però, sa che rispetto ad Orlando, lasciato ad elemosinare interventi dello Stato e della Regione (insieme ai sindaci di molte metropoli), avrà a disposizione parecchi fondi a vario titolo denominati, europei, ordinari, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e che parecchi saranno gli appetiti da cui guardarsi. Lagalla lo sa, a tal proposito, che dovrà rispondere a infinite sollecitazioni e telefonate quotidiane di segretari di partito, capi bastone, deputati e compagnia bella.

Orlando se ne strafotteva anche di chi lo aveva aiutato a vincere, modus operandi che può essere considerato un pregio o un difetto, non rispondeva ad alcuna telefonata, era proprio antipatico ma, con il massimo rispetto per l’ex Magnifico Rettore, Orlando era Orlando e se lo poteva permettere. Lagalla, certamente una persona perbene, lo sa che a Palermo, reso con coraggiose rotture di sistema e con il sangue di magistrati, politici, poliziotti, sacerdoti, imprenditori e comuni cittadini, luogo dei diritti, della legalità e dell’accoglienza, c’è sempre il rischio di trovarsi accanto personaggi senza scrupoli, pronti a rimettere le mani sulla città e che la mafia non vede l’ora di tornare a comandare.

Magari non farebbe male, caro signor neo-sindaco, ad allontanare decisamente sponsor inopportuni e, al contrario, organizzare una chiacchierata con il suo predecessore se l’obiettivo è il medesimo: salvare Palermo da affaristi, politicanti e mafiosi di ogni rango e perseguire unicamente gli interessi della collettività. Lagalla lo sa che Palermo conserva zone grigie, insane conventicole pullulanti di turiferari, ruffiani dai modi gentili e collusi da trattare “con la canna”.

Un politico di lungo corso

Insomma, il professor Lagalla non è uno sprovveduto, è un politico di lungo corso, sebbene lui lo neghi, perfettamente consapevole dei guai in cui si è infilato, dell’inadeguatezza del governo regionale – l’averne fatto parte è soltanto la controprova di quanto sappia muoversi nei palazzi del potere come ai tempi del governo Cuffaro di cui fu assessore alla Sanità – e dell’indifferenza verso il Sud, ammettiamolo, di quello nazionale. Una cosa, in conclusione, gliela vogliamo dire.

Gli facciamo i migliori auguri, sinceri e sentiti, nell’interesse di Palermo e della Sicilia intera, ma staremo con gli occhi spalancati perché non potremmo tollerare a Palermo, nemmeno per distrazione o sottovalutazioni, un tragico ritorno al passato sul piano etico e della lotta alla mafia, non potremmo tollerare alibi e scuse nella soluzione dei problemi ancora sul tappeto, soluzioni da lui garantite in campagna elettorale. In una parola, doverosamente non avremo alcun pregiudizio, certo, ma non ci asterremo dal giudizio. 


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