Richieste incessanti, due sentenze del Tribunale amministrativo, la nomina del Prefetto come commissario ad acta. Servirà tutto questo per “costringere” il Comune di Palermo ad assicurare a un ragazzo autistico di 14 anni i suoi diritti, ciò che gli spetta. Si tratta di una figura professionale, l’assistente per l’autonomia e la comunicazione, fondamentale per ragazzi con problemi di autismo. Un “tramite” tra il mondo del giovane e la realtà circostante. Ma finora, il Comune ha fatto “spallucce”, come racconta Sandra (il nome è di fantasia), madre del quattordicenne: “Già l’anno scorso chiedemmo al Comune di Palermo di fornire questa assistenza, ma l’allora assessore Raoul Russo ci disse che non c’erano soldi, e che non c’era nulla da fare”.
Ma Sandra non si dà per vinta, spinta da una situazione difficile, complicata, ma sostenuta dal Sindacato per le famiglie con diversa abilità (Sfida): “Nello scorso anno scolastico, ai ragazzi come il mio non era stato affiancato nemmeno l’assistente igienico-personale, mentre l’insegnante di sostegno era inadeguata. Insomma, mio figlio non aveva nessuno che lo accompagnasse almeno in bagno”. Così, di fronte al silenzio delle istituzioni, all’indifferenza, Sandra decide di rivolgersi alla giustizia. E il Tar le dà ragione, con un’ordinanza del dicembre 2009, nella quale si riconosce “il diritto del piccolo ad essere assistito da un assistente per l’autonomia e la comunicazione, l’obbligo del Comune di Palermo di garantire al piccolo l’assistenza specialistica mediante assegnazione di un assistente per l’autonomia e la comunicazione e il diritto al risarcimento del danno”.
Sembrerebbe la risoluzione di una vicenda comunque sgradevole. Ma non è così. Da quel giorno (la sentenza è del 15 dicembre), il Comune non ha ancora mosso un dito. Al punto da costringere i genitori del piccolo a ricorrere nuovamente al Tar, che conferma, il 10 febbraio, la sentenza precedente, ma aggiungendo, stavolta, un termine imperativo di trenta giorni per il Comune. E non solo. Il Tribunale ha previsto, nel caso in cui il Comune non provvedesse entro la data prefissata, la nomina del Prefetto come commissario ad acta. Insomma, se proprio il Comune di Palermo non vuole soddisfare i diritti di un giovane disabile, lo farà qualcun altro. E l’esempio di Sandra potrebbe aprire un varco: “Sto coinvolgendo molti genitori che non sanno nemmeno di avere diritto a questo tipo di assistenza. Credo proprio che presto il Comune verrà sommerso dai ricorsi. E sarebbe il caso che le istituzioni cominciassero a muoversi per creare e formare in modo serio una figura che, per quanto ne so io, a Palermo proprio non esiste”.
Resta, però, fuori dalle carte e dalle aule, la vicenda umana: “Purtroppo ormai – racconta Sandra – siamo corazzati di fronte a queste cose. All’inizio, quando scopri che tuo figlio è autistico è un colpo molto duro, ma poi ti crei gli anticorpi utili a superare le difficoltà. Certo, siamo lasciati soli. E viene buttato via un patrimonio di talenti, di potenzialità che questi giovani posseggono e sarebbero in grado di esprimere, se solo qualcuno desse loro la possibilità”.
Siamo lasciati soli, dice la combattiva Sandra, e il pensiero va a chi non ce l’ha fatta a lottare fino alla fine, a chi ha ceduto di fronte all’indifferenza delle istituzioni: “Chi ha questo problema deve essere seguito, educato. Se ciò non accade, per noi genitori diventa tutto più difficile. E non mi stupisce, poi, che qualcuno possa finire persino per uccidere un figlio, come accaduto a quel professore (Calogero Crapanzano uccise il figlio Angelo, il 23 dicembre del 2007, ndr). La disperazione è davvero difficile da sopportare”.
(nella foto Dustin Hoffman e Tom Cruise, in “Rain Man”, film sul dramma dell’autismo)