Autonomia differenziata? Prima bisogna superare i gap - Live Sicilia

Autonomia differenziata? Prima bisogna superare i gap

Al di là di ogni considerazione di merito è la stessa denominazione della riforma che alimenta ambiguità e preoccupazione:
SEMAFORO RUSSO
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2 min di lettura

Volete un esempio di “barocco”, nella sua accezione negativa di pesante e involuto, legislativo? Basta leggere i 10 articoli del disegno di legge sull’autonomia differenziata proposto dal ministro leghista Roberto Calderoli e approvato, tra gli applausi, in consiglio dei ministri. Un’iniziativa anche d’immagine del Carroccio, sostenuta apparentemente da FdI e Forza Italia, da spendere subito in campagna elettorale soprattutto in Lombardia.

Apparentemente perché non mancano dietro le quinte i distinguo dei meloniani e dei forzisti. Non faremo in questa sede una ricognizione particolareggiata dei 10 articoli, impresa faticosa anche per chi, come lo scrivente, ha una formazione giuridica. Diremo piuttosto che l’impianto complessivo del testo non convince affatto – è un caso che si siano pronunciati criticamente Renato Schifani e Leoluca Orlando, due punti opposti nello scenario politico? – e non soltanto per la farraginosità delle procedure previste, una specie di gioco delle tre carte tra governo nazionale, Parlamento, ridotto a un organo consultivo e ratificatore, Conferenza unificata (l’insieme della Conferenza Stato-Regioni e province autonome di Trento e Bolzano e la Conferenza Stato-città e autonomie locali) e singola regione interessata all’intesa per l’ampliamento delle competenze, ma anche per l’incertezza sugli ormai famosi o famigerati Lep (livelli essenziali delle prestazioni), da non confondere con i Lea (livelli essenziali di assistenza in materia sanitaria).

Perché alla squagliata della neve è sui Lep e il loro finanziamento, assai dubbio, che si gioca la partita della parità dei diritti tra i cittadini, indipendentemente se del nord o del sud, dell’unità e indivisibilità della nazione e dell’osservanza concreta, non solo enunciata nel disegno di legge in parola, dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Al di là di ogni considerazione di merito è la stessa denominazione della riforma (che, è bene chiarirlo, non implica modifiche costituzionali) che alimenta ambiguità e preoccupazione: autonomia differenziata.

Davvero all’Italia serve una siffatta riforma senza prima avere lavorato al superamento del grave gap infrastrutturale, economico e sociale tra il settentrione e il meridione del Paese? Il rischio è di un ulteriore allungamento di tale distanza con la certificazione dell’esistenza di italiani di serie A e italiani di serie B. Francamente di tutto abbiamo bisogno tranne che di una riforma sull’autonomia differenziata pasticciata già nell’incipit e portatrice, nella pratica, di nuove…differenze.


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