PALERMO – Non si placa la rivolta contro il decreto firmato dal ministro Graziano Delrio sulla riassegnazione della sede dell’autorità portuale della Sicilia orientale, trasferita dal porto di Augusta a quello di Catania. La scelta di trasferire la sede ha sollevato polemiche e proteste non solo da parte dell’opposizione ma anche di significativi pezzi del governo regionale. L’ultimo a scendere in campo contro il provvedimento è il presidente della commissione Bilancio all’Ars Vincenzo Vinciullo. Il deputato di Ncd dopo due interrogazioni all’Assemblea regionale è volato a Roma per cercare di trovare una soluzione e riportare la sede dell’authority ad Augusta.
“Questo Governo anziché lavorare nell’interesse della Sicilia lavora per inasprire i contrasti tra le varie province – aveva tuonato in sala d’Ercole Vinciullo appena due giorni fa – c’è un Governo nazionale che, anziché operare legittimamente, con equilibrio e nell’interesse della Sicilia tutta, si fa trasportare dalle beghe dei partiti per dare vita ad un provvedimento che io ho definito illogico, illegittimo, ritengo pure fondato su un abuso di potere insopportabile”.
La decisione del Ministero, infatti, nel suo evolversi si è tinta di un imbarazzante mistero: in molti continuano a chiedersi il motivo per il quale si sia dovuta spostare la sede da un porto all’avanguardia, che è economicamente in attivo e che soprattutto rispetta tutti requisiti richiesti dalla Comunità europea come Augusta ad uno molto più piccolo, che ha un giro d’affari decisamente inferiore e che non rispetterebbe nemmeno gli standard di legge. Crocetta scarica le responsabilità sul ministro Delrio, Il ministro, dal canto suo ha fornito le carte che dimostrano che la richiesta proveniva proprio dal presidente della Regione che oggi nega qualsiasi responsabilità.
Per il presidente della seconda commissione all’Ars, invece, il colpevole è uno solo: “Il Ministro Delrio mi sembra però essere il responsabile vero, unico di queste azioni inqualificabili. Perché Crocetta può chiedere quello che vuole. Ognuno di noi può chiedere anche un pezzo di luna. La cosa è grave quando un Ministro interviene illegittimamente, interviene con violenza, cercando di far sì che le norme votate dal Parlamento europeo e dal Parlamento nazionale vengono calpestate”.
Per Vinciullo insomma la questione è tutta politica, il porto di Augusta è rimasto vittima del fuoco incrociato degli interessi politici: “Non si è mai tenuto conto del fatto che Augusta è il settimo porto d’Italia e invece Catania è solo il diciannovesimo, che Augusta ha una rilevanza economica che va ben oltre quella di Catania. Augusta, semplicemente, è un porto che non è raccomandato dal partito democratico”.