Bar e ristoranti, solo 3 locali su 10 hanno spazi all'aperto - Live Sicilia

Bar e ristoranti, solo 3 locali su 10 hanno spazi all’aperto

I gestori in attesa delle riaperture in zona gialla. Ma in pochi hanno la possibilità di lavorare all'esterno

PALERMO – La Sicilia, al momento in zona arancione, freme in attesa di tornare in zona gialla. Un allentamento delle restrizioni anti Covid che consentirebbe la riapertura (come avvenuto già in altre regioni) delle attività di ristorazione ma anche di cinema e teatri. Ma a Palermo è diffuso il caos sulle regole da adottare per riaprire in regola con le normative ed evitare discriminazioni tra attività che hanno a disposizione spazi all’aperto e quelle che non ne sono dotate. Per le attività di bar e ristorazione la possibilità di lavorare sarà limitata alla disponibilità di avere tavolini esterni, impedendo, quindi, che si consumi del cibo o si beva il caffè all’interno dei locali. In molti a Palermo avranno difficoltà a riprendere i propri affari per mancanza di spazio esterno o per l’esigua grandezza degli stessi.

Le regole, comunque, per molti commercianti non sono chiare e, di conseguenza, c’è il rischio di sanzioni amministrative che, visto il momento, potrebbero essere una pesante mazzata economica per le attività. In molti si chiedono come sarà possibile lavorare. Al momento le uniche regole chiare ai titolari di bar e ristoranti riguardano la possibilità di aprire alla clientela seduta ai tavoli solamente in regime di zona gialle e rigorosamente all’aperto. All’interno sarà possibile consumare dal 1° giugno, ma sempre e solo in zona gialla e nella fascia oraria dalle 5 alle 18. I tavolini potranno essere occupati massimo da quattro persone, a meno che non si tratti di conviventi. Ingresso e permanenza nei locali da parte dei clienti sono consentiti esclusivamente per il tempo strettamente necessario ad acquistare i prodotti per asporto e sempre nel rispetto delle misure di prevenzione del contagio. Non sono comunque permessi gli assembramenti né il consumo in prossimità dei locali. All’aperto non si possono consumare cibi o bevande in piedi, ma resta obbligatorio il servizio al tavolo. All’interno dei locali è solo consentito acquistare cibo e bevande da asporto. Chi è seduto al tavolino di un bar non potrà utilizzare i servizi igienici “salvo – si legge nelle Faq di Palazzo Chigi – casi di assoluta necessità”.

Il capogruppo e il consigliere Alessandro Anello della Lega e i consiglieri di Italia Viva hanno chiesto ieri che il Comune conceda il suolo pubblico in deroga ai regolamenti vigenti. E sul tema è intervenuto anche il consigliere comunale Ottavio Zacco, che ha espresso il proprio apprezzamento per l’accordo stilato tra il SUAP e la Soprintendenza ai beni culturali di Palermo che avvia una semplificazione delle procedure per ottenere la concessione del suolo pubblico.

“La semplificazione per l’autorizzazione all’utilizzo del suolo pubblico può essere molto utile – dichiara Antonio Cottone, presidente Fipe Confcommercio Palermo -. Uno snellimento delle procedure di approvazione renderebbe molto più semplice il lavoro dei colleghi. Un dato certo, rilevato da un censimento effettuato dal SUAP, è che oltre il 70% non ha né suolo pubblico concesso né suolo pubblico a disposizione. Naturalmente l’attuale normativa limita molto di più il lavoro. Le nuove regole da osservare in zona gialla sono più stringenti rispetto a quelle vigenti post lockdown. Prima si poteva lavorare anche all’interno dei locali, adesso questo è previsto solo dopo il 1° giugno e solo fino alle 18. I bar prima potevano servire al banco, adesso no se non, anche loro, dal 1°giugno. Chi non ha spazio esterno, insomma, non potrà lavorare fino al 1° giugno. Il paradosso è questo. Tutto il mese di maggio per alcuni commercianti sarà perduto”.

Un passo avanti verso la sburocratizzazione della concessione di suolo pubblico alle attività che ricadono in zone vincolate come il centro storico si registra con la firma dell’accordo tra il Suap e la Soprintendenza. Ma siamo ancora lontani dal traguardo auspicato dai titolari delle attività. “Questo accordo è solo per le zone vincolate come il centro storico – spiega il consigliere comunale Ottavio Zacco -. È una sburocratizzazione che prevede alcuni parametri che, se rispettati e in possesso del gestore richiedente, fanno decadere l’obbligo del placet della Soprintendenza. Fino a questo momento i titolari delle attività del centro storico, invece, dopo la richiesta di suolo pubblico al Suap devono attendere l’ok del settore Mobilità e della Soprintendenza. Dopo la firma di questa convenzione – conclude Zacco – la procedura sarà oggetto di una delibera che deve essere approvata dal consiglio comunale. Questa delibera verrebbe allegata a quella dei dehors”.

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