PALERMO – Una sedia, un asciugamano, qualche prodotto appoggiato sul lavandino e un barbiere a domicilio che in un bagno dell’ottavo piano, per dieci anni, su appuntamento, ha tagliato capelli e rasato barbe senza licenza e senza che i vertici della Polizia Municipale lo sapessero. Un modo per fare qualche soldo, con cui un disoccupato, padre di due figli di cui uno disabile, si è “arrangiato” e che adesso chiede aiuto e vuole essere messo in regola. Siamo in via Dogali, a Palermo, sede del comando dei caschi bianchi, e a rivelare l’incredibile vicenda è un esposto anonimo inviato alle commissioni e ai gruppi consiliari di Palazzo delle Aquile e che, stando a quanto scritto, sarebbe stato presentato anche alla Procura della Repubblica.
Una lettera che punta il dito contro “un’attività commerciale abusiva” presso il comando dei vigili, in cambio della quale non si corrisponde “nessun canone di locazione”, per non parlare delle spese di acqua e luce. “Appare del tutto singolare che ciò avvenga proprio all’interno di un Corpo che, tra le sue funzioni, ha anche e proprio quello del quotidiano contrasto all’abusivismo”, scrive l’anonimo.
“Qui non c’è nessun salone da barba, noi non sapevamo nulla e se l’anonimo si fosse fatto avanti prima saremmo intervenuti – ribatte il comandante Vincenzo Messina -. Avvieremo verifiche interne e prenderemo, se necessario, provvedimenti disciplinari. Noi non temiamo di contrastare la movida selvaggia, gli immobili abusivi e le discariche e di certo non tolleriamo che avvengano certe cose all’interno del nostro comando”.
La vicenda, quasi paradossale, ha per protagonista L. G., 47 anni, disoccupato e padre di due figli. “Mio padre ha lavorato come barbiere in via Dogali per tanti anni e io sono praticamente cresciuto in caserma aiutandolo – spiega il barbiere – è andato in pensione nel 2005, mi sarei voluto mettere in regola ma all’epoca mi spiegarono che non c’erano stanze. Io non lavoro, mia moglie nemmeno, abbiamo due figli di cui uno disabile e per questo mi sono arrangiato”. E così l’attività è proseguita su appuntamento ma all’ottavo piano, nel bagno degli uomini, praticamente fino a lunedì scorso, per oltre dieci anni, quando si è diffusa la voce di un esposto.
“Mi hanno detto che non potevo più entrare – continua il barbiere – ma adesso come farò? Io non ho mai chiesto soldi in cambio, mi davano solo una mancia: 50 centesimi o un euro per la barba, 2 o 3 euro per i capelli. Lavoravo solo qualche ora al giorno e mi regalavano qualcosa, del resto le mance non si tassano”. A raccontare la vicenda sono anche alcune foto inviate dall’anonimo: una ritrae creme, profumi e prodotti da bagno appoggiati sul lavandino. In un’altra si vede qualcuno intento a farsi radere. Nella terza una cartello con tanto di orari: lunedì, mercoledì e giovedì dalle 10 alle 17 e martedì e venerdì dalle 10 alle 14, con sotto pure un numero di telefono. “Chiudevano un occhio, spero che adesso possano mettermi in regola nei nuovi uffici di via Ugo La Malfa dove c’è più spazio – spiega L. G. – io sono disposto anche a fare le pulizie, a 47 anni chi mi assume? Al momento faccio il barbiere a domicilio”.
Ma al di là della vicenda umana e personale del barbiere su appuntamento, com’è possibile che per dieci anni l’attività sia proseguita indisturbata? All’ingresso del comando c’è infatti un servizio di guardia che controlla chi entra e chi esce, per non parlare del fatto che i clienti non potevano che essere agenti della Municipale che, approfittando dell’ultimo piano e del bagno un po’ isolato, potevano risparmiare qualcosa, nella speranza che tutto ciò non avvenisse in orario di servizio.
“Farò degli approfondimenti – promette il comandante Messina – noi non lo sapevamo, non possiamo controllare ogni giorno tutti i piani e se l’anonimo si fosse fatto avanti prima, saremmo già intervenuti. Qui non c’è nessuna barberia, la Terza commissione mi ha già annunciato una convocazione e spiegherò le cose come stanno. Ho dato istruzioni di creare un gruppo di tre persone che verificherà l’attendibilità dell’esposto e, se sarà necessario, prenderemo provvedimenti nei confronti di agenti o dello stesso signore in questione. Il sindaco ci ha chiesto una relazione e noi gliela forniremo. Noi contrastiamo l’abusivismo, non possiamo tollerarlo proprio qui da noi ed eravamo all’oscuro di tutto: come si può pensare che possiamo tollerare cose del genere, quando rischiamo anche personalmente nel contrasto alle discariche abusive o alla movida selvaggia? Da parte nostra nessuna compiacenza”.
Il sindaco Orlando per il momento non commenta, anche se da Palazzo delle Aquile fanno sapere che, non appena informato dell’esposto, è saltato sulla sedia e ha chiesto al comandante una relazione anche “al fine di disporre un’eventuale commissione di inchiesta”.
LE REAZIONI
“Stupisce che ogni volta che succede qualcosa nel comando il vertice non sappia alcunché – dice Nicola Scaglione segretario provinciale del sindacato Csa – il comandante pare sia sempre estraneo a tutto quello che succede in caserma. Noi sapevamo che dieci anni fa c’era una sala barba. Adesso vogliamo sapere chi ha disposto l’eliminazione della sala barba e chi ha deciso di dare accesso al barbiere di andare a lavorare nel bagno. Faccio a tutti i colleghi ad iniziare da quelli in servizio al corpo di guardia che sanno qualcosa sulla vicenda di rendere noto tutto agli organi competenti”.
“Stupisce il fatto che il barbiere affermi di aver svolto l’attività di artigiano presso il Comando, ma non capisco: quando una persona entra in via Dogali, non dovrebbe essere registrata? Ognuno può entrare al comando e chiudersi in una stanza per anni senza che nessuno sappia nulla? Parliamo di un ufficio di polizia giudiziaria armata, dove vengono custoditi atti della Procura, in cui una persona che non era un vigile poteva circolare liberamente. Nessuno ha visto nulla? Nemmeno le telecamere? L’Italia ci ride dietro e il sindaco deve chiedere al comandate di lasciare, oppure quest’ultimo abbia un sussulto di coerenza: credo nella sua buona fede, ma conferma la sua inadeguatezza sotto il profilo organizzativo. Il comandante deve dimettersi e lasciare intatte l’onorabilità e l’immagine della città. Non basta dire che non sapeva: io gli credo, ma non basta per il vertice del Corpo. E’ come se io adesso con schiuma e pennello da barba mi recassi in Questura o in una caserma facendo di un bagno un salone da barba, ogni giorno per anni: è questo il fatto grave, al di là dell’attività abusiva. Nei prossimi giorni riunirò la commissione Garanzia e trasparenza, di cui sono presidente, e chiederò copia di tutti gli atti che manderò in Procura qualora non lo faccia il primo cittadino. Chiedo l’immediato intervento del Segretario generale”. Lo dice il deputato regionale Giuseppe Milazzo.
“Il comandante Messina va rimosso”. Il caso del barbiere abusivo all’interno del comando dei vigili urbani di Palermo per il M5S non può passare sotto silenzio. “E’ un fatto grave – afferma il parlamentare alla Camera Riccardo Nuti – specie se rapportato al fatto che l’illecito sarebbe stato commesso e reiterato sotto il naso del comandante, cosa che scredita tutto il corpo. Che credibilità può avere la lotta gli abusi nei posti più reconditi della città, quando quelli in casa di Messina non solo non vengono rilevati e stoppati, ma addirittura alimentati dagli stessi vigili che dovrebbero reprimerli? E’ per questo che anche per gli agenti-clienti vanno presi severi provvedimenti”. Nuti non si limita a chiedere la rimozione a mezzo stampa. “Scriverò al sindaco per farlo. Orlando, quantomeno, non potrà ignorare, com’è suo costume, il fatto che questa legittima richiesta ci sia stata. Cominciano ad essere troppi gli scivoloni di Messina per essere archiviati a cuor leggero. Il comandante andrebbe rimosso per tantissime altre cose, come la lotta inesistente ai parcheggiatori e ai commercianti abusivi, o quella, improduttiva, ai manifesti elettorali fuorilegge, per i quali, lo ricordiamo, è arrivata, sì, una pioggia di verbali, ma per questi nessun politico ha mai pagato nulla. Senza contare l’imbarazzante questione delle timbrature multiple in via Dogali o quella dell’auto di Messina parcheggiata in divieto di sosta a piazza Castelnuovo”. “Tornando all’ultimo abuso – continua Nuti – Orlando, non tenti di insabbiarlo con future commissioni d’inchiesta, anche alla luce delle dichiarazioni del barbiere che hanno smentito Messina a stretto giro di posta. Il sindaco provveda immediatamente alla rimozione del comandante e chieda scusa per una nomina che in questi 4 anni non ha dato i frutti sperati”. Fa eco a Nuti il deputato all’Ars Giorgio Ciaccio, che invoca il pronto recupero di credibilità della figura del vigile urbano. “Già parecchi palermitani – dice – sono molto restii al rispetto delle norme, figurarsi quando a chiedere questo rispetto è una figura che rischia di perdere qualsiasi autorevolezza. Si cerchi di tutelare il corpo dei vigili, la cui stragrande maggioranza è certamente degna di indossare la divisa ed è al di sopra di ogni sospetto”.