Negli anni Novanta Lorenzo Battaglia era la mezzapunta tutta fantasia di un Palermo promosso in B (1992/93) e che conquistò la salvezza tra i cadetti (1993/94): una sessantina di presenze, una decina di gol, uno indimenticabile contro l’Avellino. Adesso a quasi 41 anni ha trascinato l’Audace Cerignola, squadra del Foggiano, dalla Promozione all’Eccellenza. Barese e testa matta un po’ come Antonio Cassano, dai grandi mezzi tecnici, non seppe imporsi ad alti livelli (il top in serie B, con il Genoa, ma fece pochissime apparizioni), ma ha spesso fatto la differenza in serie C. Idolo delle tifoserie di Nocerina (su Youtube circola ancora un suo storico gol all Juventus in Coppa Italia), Avellino, Savoia, beniamino anche a Palermo.
Cosa vuol fare da grande?
“Allenare. Se non dovessi riuscirci ho ancora l’entusiasmo e le forze per giocare almeno un altro anno. Però vorrei allenare, ho preso il patentino. Non è semplice trovare una società che abbia un progetto. È dura poi quando si è da un po’ fuori dal giro del calcio che conta. Resto in attesa”.
Circa quindici anni fa giocava in rosanero. È più tornato in Sicilia dopo l’esperienza calcistica?
“Sì, nel 2003 ho anche giocato nel Gela, ma ormai da molti anni che non passo da quelle parti, pur avendo qualche amico fra la gente comune”.
Ricorda qualcuno con piacere dell’ambiente del Palermo?
“Nessuno in particolare. Eravamo un grande gruppo, molto unito. Quando posso vedo i rosa in tv, è sempre un piacere. Palermo è un posto fantastico, ringrazio ancora tutta la gente con cui ho avuto a che fare. E ne approfitto per salutare il medico sociale Matracia, Fabrizio Miccoli, che conosco anche perché ho giocato con suo fratello Federico, qui in Puglia. Saluto anche Fabio Liverani. Abbiamo giocato assieme nella Viterbese, c’era anche Baiocco del Catania. Fabio era un giovane di talento, come adesso con quel sinistro faceva quello che voleva. Giocava nel mio ruolo, spero di aver contribuito alla sua maturazione”.
Nel Palermo di oggi al posto di chi giocherebbe?
“Di Liverani, ma giocherei in una posizione più avanzata. Ora il calcio è diverso e gente come lui e Pirlo è gradualmente arretrata davanti alla difesa. Quindici anni fa erano entrambi trequartisti”
Come avrebbe risposto a una chiamata del Palermo di Zamparini? Sarebbe arrivato a piedi?
“Ci venni anche senza Zamparini. Era molto più dura giocare nel mio Palermo, farlo adesso che è un grande club e ha un presidente come Zamparini deve essere un piacere”.
Insomma, quando si perde il presidente sbraita e non solo…
“Sì, però passato il momento non si arrende e continua ad investire. Ha dato una solidità economica al club che ormai da anni gioca stabilmente in serie A”.
Far parte dell’attuale Palermo avrebbe un’altra controindicazione. La tifoseria organizzata non ha ancora dimenticato l’onta dello 0-4 casalingo con il Catania…
“Anche a me è capitato di perdere un derby casalingo a Palermo. Finì 0-2 (era il 1992/93, ndr) per il Catania, ma quello fu uno choc relativo, perché avevamo praticamente vinto il campionato di serie C-1 con largo anticipo. Per ricucire lo strappo con l’ambiente serviranno prestazioni e risultati. I tifosi non dimenticano in fretta, ma nello spogliatoio certe sconfitte vanno cancellate in fretta”.