PALERMO – La befana canonica ha da tempo lasciato il posto a un ventaglio di favolose discepole che invece di portare in giro per i cieli sacchi di carbone, pascola allegro nei centri città con borse firmate appese al gomito e la mano che ciondola nel vuoto come se il polso fosse lussato. Queste befane, presuntuosissime, sono convinte che trentasei strati di trucco e mezzo di tessuto siano sufficienti a farle sembrare bone e giovani. Ovviamente le riconosciamo sempre ma, in precise serate dell’anno, tipo carnavale, feste dove non pensa di incontrare qualcuno di conoscente o anche l’aperitivo del mercoledì, lei può finalmente indossare senza crisi di panico la sua divisa d’ordinanza cioè, il classico completo da battona che finge di aborrire per la maggior parte della sua vita.
Le befane lower class, superbe come delle pantere con la pinza in testa e il grembiule a fiori. Quelle che si seggono per strada e guardano il passìo di motorini rubati (dai loro figli) e di altre befane per parlarne male con la dirimpettaia, quelle che se osi calpestare il marciapede che hanno appena pulito con acqua e fabuloso alla lavanda ti lanciano anatemi in dialetto ululato, a volte a ultrasuoni, buono per i cani.
Ci sono poi le adorabili befane, quelle che sono in grado di distruggere la tua autostima quando dopo ore di parrucchiere di dicono ‘dovresti andare dal parrucchiere’ o quelle che, dopo averti sentito dire che la tua camicia preferita si è ristretta, ti fanno notare che semplicemente alcuni tessuti non stringono, imponendoti di riflettere sul grasso che hai accumulato e che tu cercavi di nascondere anche a te stessa (si mamma, sei tu questa).
Ci sono le befanine, i signorini bon-ton con le sciarpine colorate al collo e la riga di lato che nei locali miagolano tra loro senza dare confidenza. Pronti a dichiarare il loro amore a qualche sconosciuta di passaggio, in realtà fanno giochi erotici con il figlio della portiera che è fidanzato con tale Marika. Loro sono befane isteriche perchè non solo non possono vestirsi, parlare, agire, amare come vorrebbero ma sono anche costrette a frequentare chi invece lo fa.
Le migliori però sono le befane vecchia scuola, quelle coperte da orrori di bijoutteria e truccate come una diva degli anni ottanta, quelle che propia ascoltarle pallare è un prio soprattuttamente quando si perdono in discussioni mentre siete in coda alle poste che finiscono regolarmente con considerazioni del tipo: “vabbè che cià essiri folla ma no raccussì. Queste le amo”.
Altro interessantissimo tipo di befana è quello inconsapevole, la professoressa universitaria che si sente donna in carriera e sfoga lo stress accumulato in decenni di matrimonio insoddisfacente sull’esaminando, la commessa del negozio eccessivamente profumata che se la chiami sbuffa e rotea gli occhi verso l’alto convinta che tu non te ne accorga e l’ormai nota mogliedì, conosciuta anche come paracula, che passando l’intera giornata a fare una beneamata, non vede l’ora, in assenza del marito/martire, di poter frantumare balle random con ridicole opinioni su cose che nessuno le ha chiesto.
Ci sono chiaramente le befane vere, quelle che ti fregano il fidanzato o che, peggio, aspettano che vi lasciate fingendo di essere vostre amiche e poi sono le prime a portarselo a casa. Ma su di loro resta solo questo da dire, a meno che non vogliamo aprire tutti insieme il sereno e garbatissimo capitolo, ‘vergognati di esistere, verrai punita presto, ti aspettano anni di brufoli, mal di denti, verruche, alopecia e malattie veneree, putissi arricchire’, ma non vogliamo aprirlo, il capitolo.
Comunque dico, basta poco, e befane ci diventiamo tutte. Io poi, a volte esagero.