BELPASSO. Illuminata da un timido sole questa mattina Veronica ha attraversato le strade della sua Belpasso per l’ultima volta. L’ultimo viaggio. L’ultimo saluto. L’ultimo Ciao. “Veronica era troppo solare e viva, non poteva andare via con i nuvoloni grigi”, ci dice un amico di infanzia dietro un paio di occhiali scuri. “E’ da domenica che ho un pensiero fisso – prosegue dopo una pausa di qualche secondo – ancora non posso credere che Veronica non ci sia più”. Il suono delle campane della chiesa Madre questa mattina ha risuonato nelle stradine dell’intero paese. È una comunità in lutto quella della scacchiera dell’Etna, racchiusa in un caldo abbraccio in ricordo della bellissima Veronica, la 30enne massacrata domenica scorsa dall’uomo che diceva di amarla, Gora Mbengue. Una morte straziante. ”Me l’hanno uccisa senza pietà” ha ripetuto più volte in questi giorni il padre Giuseppe Valenti.
Il sole si è nascosto, il cielo è cupo, è stata l’ora dell’ultimo saluto. Gremita la Chiesa, la gente si è riunita da tutta la provincia per salutare la giovane. “Addio Veronica”, lo ripetono tutti, uomini, donne, giovani e meno giovani. La 30enne era molto conosciuta in paese e ben voluta da tutti, il suo sorriso e i suoi occhi sinceri rimarranno nel cuore di chi l’ha conosciuta, così il parroco durante l’omelia: “Veronica non è stata amata, cos’è oggi il vero amore? Amare significa libertà e quella di Veronica è stata distrutta, come una farfalla colorata stritolata in un pugno”.
Oggi non c’è spazio per alcun commento, non è tempo di sentenze, questa mattina a Belpasso tutti hanno voluto ricordare Veronica per il suo altruismo, la sua grinta, la sua solarità, la sua voglia di vivere. Ci sono pochi fiori, una scelta dei familiari. A segnare profondamente infatti è la dignità della famiglia Valenti che invece delle ghirlande negli scorsi giorni aveva chiesto gesti di solidarietà al centro antiviolenza Thamaia, affinché da una vita spezzata, ne possano essere salvate altre.
Assente fisicamente Sonia, la sorella minore di Veronica, unica spalla rimasta per papà Giuseppe, al quale una feroce malattia aveva di recente strappato già un’altra donna della sua vita, la moglie. “Ciao sorella mia – ha detto Alessandra, amica della giovane, leggendo una lettera di Sonia dagli Stati Uniti d’America – non piango perché non avresti voluto, ti sento viva, ti sento vicina, ti sento nella gioia dei nostri cani, so che sei con noi, salutami la mamma”.
Tanti i messaggi di cordoglio, le lettere, i ricordi strazianti che le amiche hanno letto dal pulpito della Chiesa. E c’è pure un messaggio di Alfio, giovane belpassese, che ha messo su una toccante poesia postata timidamente sul suo profilo fb: “Non so cosa sia successo e nemmeno dove mi trovo, vedo una luce e una donna che si avvicina, dopo qualche passo la riconosco è mia madre, mi sorride, ha uno sguardo bellissimo, mi abbraccia come se fossi ancora la sua bambina. C’è una luce strana qui intorno. E’ soffusa, calda, mi fa sentire bene. Mia madre mi dice di stare tranquilla perchè il peggio è passato. E’ un posto bellissimo, il sole non tramonta mai. Mi prende la mano e mi fa vedere una scena. Vedo tanta gente che piange, vedo tanti poliziotti attorno alla macchina che avevo comprato con tanti sacrifici, vedo mio padre arrabbiato e triste. State tranquilli, mi trovo con mia madre in un posto meraviglioso. Io sono nei vostri ricordi migliori. Non dovete preoccuparvi per me, la morte non è morte. Fatemi un favore però.. Se volete ferire qualcuno non usate coltelli, ma parole. Quelle sì che sanno far male sul serio”.