PALERMO – “Il Papa Emerito, Benedetto XVI, da vero testimone del Messia della storia, l’11 febbraio 2013, ebbe il coraggio e l’umiltà di farsi indietro, di mettersi da parte, per poi passare il testimone a Papa Francesco. Un atto di totale fiducia nel Signore Gesù che feconda la storia con la sua Pasqua, che continua a condurre la sua Chiesa anche nel travaglio e nella complessità di questo nostro tempo; che continua a suscitare suoi servi e testimoni fedeli”. E’ un passaggio dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, che ieri in Cattedrale ha presieduto la messa di suffragio per il Papa Ratzinger.
“Benedetto XVI ha dedicato tutta la sua vita, nella ricerca teologica, nel ministero episcopale, nel servizio alla Santa Sede, nel ministero petrino nella preghiera, nel ritiro orante ‒ ha ricordato monsignor Lorefice –, alla ‘conoscenza’ del mistero di Cristo e della sua Chiesa. A sostenere la fede dei cristiani. A dare ragione a tutti – con tratto signorile e grande capacità di dialogo – della speranza cristiana. Con passione, portando nel suo travaglio intellettuale il dramma dell’allontanamento dell’Europa dal cristianesimo, della pretesa emancipazione dell’uomo postmoderno da Dio”.
E ancora: “Raccogliamo ora con gratitudine la sua eredità di grande testimone del Cristo crocifisso e risorto e facciamo nostre le sintetiche parole della sua prima Lettera enciclica Deus caritas est: ‘Abbiamo creduto all’amore di Dio ‒ così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva’”, ha concluso l’arcivescovo.