PALERMO – Mostra ancora quel segno sulla testa, tra i capelli che stanno ricrescendo. E’ una ferita che si sta rimarginando, ma soltanto dal punto di vista fisico, perché quello nel cuore è un dolore che resta e che parla con gli occhi. Azam Ruhul, bengalese di 38 anni, accenna un sorriso soltanto dopo l’abbraccio del suo amico e connazionale Mohiuddin, lo stesso che alcune sere fa ha provato ad aiutare perché finito nel mirino del branco. Un gruppo formato da circa sette ragazzi che ha cominciato a picchiarlo con dei bastoni, sotto i quali colpi è finito anche lui.
Davanti al McDonald’s di piazza Castelnuovo, i due immigrati vittime di un pestaggio in piena regola sono tornati soltanto da qualche giorno: lo choc per quella violenza è stato forte e ultimamente hanno preferito collocare le loro bancarelle in altre zone della città. Hanno la licenza da ambulanti e negli ultimi anni raccontano di essere stati presi di mira più volte. Basti pensare che in quella folle serata altri immigrati sono stati picchiati a sangue, un 70enne dello Sri Lanka, assalito da una gang dentro casa sua ed un terzo giovane del Bangladesh che si trovava nei pressi del tribunale, a cui è stato fratturato il setto nasale.
“Ad aggredirci sono sempre dei ragazzini, ma non erano mai arrivati a questo punto – dice Azam -. E’ di poche parole, indica la ferita sul lato sinistro della testa e poi si gira con l’aria triste: “Volevo solo difendere il mio amico”, dice. “E’ vero – aggiunge Mohiuddin, 47enne sposato e padre di tre figli -. Mi ha visto a terra ed è subito venuto verso di me, ma questi giovani hanno cominciato a raccogliere altri pezzi di legno dai cassonetti e ci hanno colpito ancora, ci piacchiavano con una violenza inaudita. Sono qui a Palermo da quindici anni e nonostante ne abbia visto tante – dice in un italiano quasi perfetto – ho capito che non ci sono limiti. Noi vogliamo solo lavorare, non facciamo male a nessuno”.
Poi racconta dei suoi tre figli e si sofferma su quello più grande che frequenta il liceo scientifico: “Un giorno non dovrà avere una bancarella, ma un buon lavoro ed essere rispettato. Io mi alzo all’alba e torno a casa dopo la mezzanotte – prosegue – sacrifici che faccio per lui e per il resto della mia famiglia”. Il pestaggio quella sera ha preso vita davanti a decine di persone. Erano le 22 quando il branco ha circondato il banchetto con le rotelle di Mohiuddin, tra il ristorante e la banca. Di fronte all’assalto qualcuno ha immediatamente lanciato l’allarme alla polizia, subito dopo la quale sono arrivate le ambulanze che hanno soccorso i due immigrati.
“Ma c’ero anche io”, aggiunge Robin, anche lui bengalese, di 24 anni. “Ho visto tutto, ho provato ad intervenire, ma ho avuto paura. E ne abbiamo ancora, ormai quando vediamo gruppetti di ragazzi che provano a rubarci qualcosa, siamo pronti a chiamare di nuovo la polizia perché viviamo nel terrore”. E quella sera tutto avrebbe avuto inzio proprio in seguito ad un tentativo di furto. “Hanno afferrato alcune confezioni di custodie per cellulari e stavano per portarle via – dice Robin -. Poi hanno cominciato con gli insulti e con i pugni. Ultimamente – aggiunge – è anche successo che qualcuno ci tirasse il gelato sulle bancarelle, o piccoli sassi per provocarci. Non è giusto – conclude – siamo qui per un futuro migliore nel rispetto di coloro che vivono in questa città, ma questi gesti fanno male a tutti”.