ACICASTELLO – La Cgil fa il punto sui beni confiscati alla criminalità organizzata. I numeri sono da capogiro: 935 i beni confiscati in provincia di Catania. Il dato, elaborato dal sindacato, aggiornato a fine 2015 è eloquente e fa il paio con i numeri siciliani: 8861 beni confiscati tra i quali bene 885 aziende. Nel caso delle imprese confiscate o sequestrate alla mafia (prevalentemente legate al settore edile e agricolo) parliamo di lunghi iter burocratici che si scontrano con la voglia di rilanciare le aziende e di salvaguardare i livelli occupazionali. Un compito non semplice che spesso incontra più di uno stop. Lo dimostrano i casi presi in esame ieri sera durante l’iniziativa della Cgil, tenutasi in una location non causale: il lido dei Ciclopi, bene sequestrato alla criminalità organizzata. In testa alla classifica dei paesi dell’hinterland etneo per numero di beni sottratti alla criminalità c’è Motta Sant’Anastasia con 244 immobili (6 le aziende), seguono il capoluogo etneo con 45 imprese su 130 beni e Militello (121 immobili).
La sindacalista Pina Palella, responsabile legalità della Cgil etnea, ha passato in rassegna i casi emblematici di tre aziende: la Lara Srl, la Basilotta e la Nuova Sport Club. Si pensi agli sviluppi giudiziari del caso “Lara”. “Abbiamo cercato di trovare delle soluzioni individuando risorse possibili per ripartire, ma questo percorso si è fermato perché una sentenza del Tribunale di Catania ha restituito il 50% delle quote al figlio del prevenuto, un unicum”, spiega Palella. “Parliamo di un’azienda confiscata da sedici anni che si ritrova con due soci: lo Stato e un privato”. “Questa situazione ha creato una forte criticità: l’azienda andrà in liquidazione e i dipendenti in mobilità”, argomenta la sindacalista. Altrettanto complessa è la partita per il rilancio della Nuova Sport Club, passata da diversi amministratori giudiziari, una situazione “poco chiara” fino al famoso “caso Saguto” con un percorso di recupero appena iniziato e quella della Basilotta caratterizzata da una situazione “incerta dopo il dissequestro”.
“Riscontriamo una debolezza complessiva perché lo Stato dopo la confisca sembra poco presente, le aziende andrebbero guidate con piglio manageriale perché devono continuare a funzionare: la strada della confisca è quella giusta da seguire ma si può migliorare, ad esempio attivando ammortizzatori sociali speciali pensati per casi come questi”, argomenta il segretario generale della Cgil etnea, Giacomo Rota.
Il sindacato chiede operazioni veloci e chiare, pena l’impasse nel rilancio delle aziende. “Abbiamo bisogno dell’aiuto di forze dell’ordine e magistratura per impostare un percorso che dia dignità ai lavoratori e dovremmo anche poterci confrontare con gli amministratori giudiziari con sinergia, impresa sino ad oggi difficile”, ha detto la segretaria confederale della Cgil Sicilia, Mimma Argurio. Il segretario generale di Cgil Sicilia, Michele Pagliaro ha spiegato le difficoltà che si incontrano lungo l’iter del recupero dei beni quando “spesso ci mancano le relazioni necessarie, nessuno ci viene a dire se ci sono lavoratori collusi che non andrebbero difesi ma dall’altro lato non possiamo permetterci di far passare l’idea che un’azienda lavora meglio sotto la mafia che non sotto lo Stato “. “Sappiamo bene che è più complicato recuperare la fiducia dei lavoratori in quell’ambito: una fatica che la nostra organizzazione sostiene”, ha detto la segretaria della Cgil nazionale, Gianna Fracassi .
Per questo il sindacato avanzata delle proposte operative. “Non si può più aspettare l’approvazione del Ddl sul riordino dei beni sequestrati e confiscati e la revisione del codice antimafia. – ha spiegato Pina Palella- Il testo approvato a novembre 2015 alla Camera giace al Senato ma occorre fare presto perché il numero dei beni sequestrati e confiscati è in continuo aumento ed è necessario poter utilizzare le risorse per sostenere le aziende che hanno possibilità di stare sul mercato e i lavoratori nelle situazioni di difficoltà per mancanza di liquidità con un fondo di rotazione. Chiediamo che al senato il ddl 2134 che contiene norme in materia di beni confiscati alle mafie, tutela dei lavoratori, nomine e incompatibilità degli amministratori giudiziari venga approvato al più presto”. Inoltre, il sindacato chiede di potere utilizzare le risorse stanziate dal governo costituire un fondo di garanzia per le aziende in attesa dell’emanazione della legge e di usare i fondi Pon per agevolare reti di imprese sequestrate anche attraverso forme di premialità fiscale.