"Beni confiscati? Noi siamo puliti" - Live Sicilia

“Beni confiscati? Noi siamo puliti”

Parla Di Liberto, tirato in ballo da Striscia
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Stefania Petyx

Stefania Petyx

“Il nostro è un ente no-profit a cui può essere affidato un bene confiscato alla mafia”. È lapidario Antonino Di Liberto, direttore generale di quell’Unione Assessorati chiamata in causa da Stefania Petyx nella seconda puntata dell’inchiesta andata in onda la scorsa settimana a “Striscia la notizia”, riguardo i beni confiscati a Cosa nostra e poi assegnati dal Comune di Palermo a varie associazioni. “L’immobile di via Catania, al numero 7, l’abbiamo richiesto perché era in un elenco di beni confiscati alla mafia, pubblicato sul sito del Comune nell’ottobre del 2009. Ci è stato affidato in custodia due mesi fa, in via provvisoria e per evitare eventuali atti di vandalismo, aspettando che fossero conclusi tutti gli accertamenti della Prefettura e che l’assegnazione diventasse definitiva”. Così Di Liberto ricostruisce l’iter seguito per avere in mano le chiavi dell’appartamento in questione.

Poi precisa: “Quel bene per ora è chiuso, e noi l’abbiamo comunque già restituito. È un soppalco di 60 metri quadri senza nemmeno gli appositi servizi igienici, quindi non idoneo all’uso per cui ci era stato assegnato”. Sulla destinazione di utilizzo, colui che è il direttore generale da cinque anni di quest’ente che mette assieme gli assessorati ai Servizi sociali di tutta Italia, vuole fare chiarezza: “Era nostra intenzione utilizzare quell’appartamento per aprirvi uno sportello pubblico, che servisse ad informare i palermitani sui servizi sociali presenti in città. Abbiamo da poco fatto una nuova richiesta di assegnazione e siamo in attesa che ci venga dato in affidamento un altro immobile”.

“Tutta la vicenda è stata distorta”. Con queste parole Di Liberto conclude e tenta di dissipare le nebbie levatesi attorno a eventuali irregolarità nel processo di assegnazione dell’immobile, soprattutto riguardo il suo passato di consulente alle Attività sociali del sindaco Diego Cammarata: “Non c’è stata alcuna scorciatoia. Il mio rapporto di consulenza con l’amministrazione comunale si è concluso ben cinque anni fa, da allora non ho più avuto a che fare con loro”.


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